La fine delle feste

Pubblicato il 04-04-2023

di Michelangelo Dotta

Per milioni di italiani, popolo apostolico, cattolico e romano (vedi l’accento dominante in TV), il Natale segna uno scostamento diffuso nel vivere e sentire ricordi, emozioni e sentimenti. Tutti più buoni e ben disposti è la parola d’ordine che circola con più frequenza e tutti, veramente tutti, almeno nelle parole e nelle intenzioni, sembrano adeguarsi e incarnare questo mantra che risuona nel villaggio globale ammantato a festa. Il “regalo” in tutte le sue forme, è l’oggettivazione di questo sentire, traduzione pratica quanto commerciale di un “motus” che dal profondo sembra accendere gli animi e muovere ogni coscienza con pulsioni che durante l’anno albergano in anfratti nascosti.

Il nostro ego coltivato con passione ed estrema considerazione vive il suo periodo peggiore, assopito in un angolo in attesa di riemergere con il nuovo anno più agguerrito e prepotente di prima. Ma è veramente un mondo nuovo quello che viviamo in queste settimane? Un esame di coscienza collettivo? Un bagno di redenzione in cui la convenzione, il calendario o il proprio credo ci obbligano ad immergerci per ricordarci, almeno una volta, che non siamo soli a questo mondo? Io sono profondamente ottimista e penso che ogni anno qualcosa di magico veramente accada e che l’umanità intera, almeno per qualche attimo, elevi il suo pensiero oltre la soglia del sentire quotidiano, dell’orizzonte conosciuto, del puro e semplice tornaconto per abbracciare ed assaporare una dimensione più grande e impalpabile, quella che non riusciamo mai a mettere a fuoco nell’accelerazione continua della nostra esistenza.

La televisione “tout court” parte per tempo e anticipa tutti con una programmazione che dai primi di novembre inizia a convergere in un’unica direzione, quella del Natale in tutte le sue molteplici interpretazioni e in tutte le sue forme, quella commerciale in testa. Ma se la pubblicità è scontata, sono i film di clima natalizio a costruire la vera ossatura di un attacco massiccio alla roccaforte dell’indifferenza e dell’egoismo diffuso. Su ogni rete il tema viene declinato all’infinito in una serie di proposte accomunate da un unico denominatore e con il medesimo imperativo: dal Natale non si scappa. Infine, dopo una lunga rincorsa, tutto accade e presto si dimentica, superato dall’attesa del veglione e l’arrivo del nuovo anno. Finiti i botti, i balli propiziatori, i cenoni diffusi, disfatti i presepi e spente le luminarie, anche la televisione dimentica i buoni propositi e riaccende i riflettori sul mondo reale … Bentornati a casa e buon anno!


Michelangelo Dotta
NP gennaio 2023

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