L’ecumenismo in cammino

Pubblicato il 22-11-2016

di Corrado Avagnina

di Corrado Avagnina - Beh, a volte, ci sono intuizioni efficacissime che sorprendono nella loro semplicità disarmante, al punto da far immaginare o commentare: già, ma perché non ci ho pensato prima? Infatti appaiono come luci che si accendono all’improvviso, grazie a chi fa scattare l’interruttore. Forse ci voleva poco, ma ci andava uno che compisse quel passo per esternare ciò che magari stava solo acquattato nei retropensieri. Una di queste frasi-simbolo ha segnato i discorsi che papa Francesco ha sviluppato nelle terre caucasiche, piene di problemi e di criticità, ed anche sotto il profilo religioso (in particolare dalla sponda ortodossa) non sempre facili all’incontro ed alla reciprocità. Jorge Bergoglio – lo sappiamo – non si ferma di fronte alle difficoltà e prova a cercare sempre un varco praticabile. Perché l’incontro è sempre meglio.

Questa è una sua convinzione illuminante e insistente. Così ha osato rilanciare, nella stessa cattedrale ortodossa a Mtskheta, in Georgia appunto, una scelta di fondo: “Siamo chiamati – al di là dei nostri limiti e al di là di ogni successiva distinzione storica –, siamo chiamati a non mettere al primo posto le disarmonie e le divisioni tra battezzati, perché è davvero molto di più ciò che ci unisce di ciò che ci divide”. Ecco, le divisioni che salgono in cattedra e che tentano di prendersi la ribalta. Sono un’insidia micidiale, perché chiudono ogni porta al dialogo che potrebbe crescere ed invece così vien troncato sul nascere. Se le lacerazioni prendono il sopravvento, non succede più nulla sul terreno dell’incontro. Anzi l’incontro non avviene affatto.

È tutto finito prima di cominciare. Invece se retrocedono, se vengono per un momento accantonate, se innanzitutto si cercano i punti di contatto e di condivisione… davvero si disegna il sentiero che avvicina, coinvolge, allarga gli spazi, crea condizioni per compiere passi in avanti. E a suo tempo anche le divisioni saranno prese in mano, per quello che sono, magari per smontarne qualche pezzo, per riannodare qualche fila, per non allontanarsi ancora di più ma per avvicinarsi a piccoli sforzi comuni. E non è un metodo solo praticabile sul terreno ecumenico, tra cattolici ed ortodossi (in Georgia piuttosto distanti). Si può impiegare in tanti altri frangenti, nelle situazioni internazionali, nelle società più ampie, nelle comunità dietro l’angolo, in famiglia, tra le pareti domestiche, nella coppia… Le lacerazioni non si possono mascherare né sottacere, ma si possono padroneggiare e depotenziare. Guai a venirne dominati, al punto da esserne condizionati a più non posso! Psicologicamente aiuta già il fatto di prendere le mosse da quanto non fa problema. Perché questa impostazione prevede la possibilità di ricucire.

Infatti qualcosa di comune esiste già e magari è pure solido. Su cui imperniare altri passi, piccoli ma in avanti, sbloccando tante resistenze e diffidenze. Può essere un metodo che cambia piuttosto le prospettive. Consente di scardinare rigidità che si pensavano non scalfibili. È noto che oggi tante situazioni si fanno spesso complicate ed impraticabili, perché si vuole tutto e subito, perché non si crede nei piccoli passi, perché si cerca il traguardo con le scorciatoie sbrigative bruciando le tappe, senza avere la pazienza di ripartire da quanto predispone ad un percorso ulteriore. Come a dire, l’ostacolo più impervio va affrontato quando da entrambi si dispone dell’appoggio solido da cui provarci.

Tanto per finire dove si è cominciato, val la pena tornare sul terreno ecumenico. Il vescovo di Pinerolo mons. Debernardi, a proposito della recente visita molto fraterna del card. Kurt Koch, incaricato per l’unità dei cristiani, nelle terre e nelle comunità dei valdesi, ha così commentato: “Davvero l’ecumenismo si fa a piccoli passi, senza fretta, ma con ardore. C’è l’ecumenismo fatto di confronto teologico, l’ecumenismo della preghiera e della carità, l’ecumenismo culturale e dell’amicizia. Ma il denominatore comune è il cammino. Per fare ecumenismo bisogna camminare insieme, l’unità viene in cammino dice papa Francesco, la fa lo Spirito Santo nel cammino”.







Rubrica di NUOVO PROGETTO

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