Mai come prima

Pubblicato il 28-01-2022

di Corrado Avagnina

Da più parti arrivano avvertenze a non archiviare troppo in fretta i mesi critici che abbiamo vissuto per l'emergenza sanitaria e dintorni.

Perché sembra difficile rapportarsi alla realtà d'attorno che spesso ci sorprende, mentre le cose cambiano ed incalzano. C'è sempre chi fatica a stare con i piedi per terra, immaginando di inseguire i propri sogni o progetti o gusti, senza tener conto di rischi, criticità, contro-indicazioni. E dire che la stagione complicata e pesante del Covid ci ha insegnato a farci più attenti su tanti fronti. Quasi di colpo ci siamo trovati a non poter più fare le cose di sempre, anzi a dover ripensare daccapo la ferialità, a gestire limitazioni e divieti. Anzi ci è caduto addosso tutto un insieme di stop, precauzioni, richiami che ci hanno stravolto un po' tutto. Adesso che la situazione alle prese col virus sta assumendo dimensioni più vivibili, mentre si è alla ricerca dalla tanto agognata “normalità”, ecco che andrà pur fatta qualche riflessione su quanto ci ha insegnato questa traversata (non finita del tutto) dentro i contagi possibili ed evitabili.
Intanto abbiamo sperimentato la nostra fragilità spalmata su un'umanità sofferente, impaurita, in affanno.

Tra noi abbiamo provato le lacrime per le morti che sono sopraggiunte in ragione del Covid. Ci siamo ritrovati a tu per tu con quanto è essenziale, decisivo, resistente di fronte ad una malattia che poteva e può portare via l'esistenza. Da credenti ci si è aggrappati alla preghiera, alla Parola di Dio, alla fede condivisa, alla fraternità concreta e intrisa di ardua speranza.
E poi la dedizione di tanti che si sono fatti carico, dentro i rigidi protocolli, di chi aveva bisogno, a cui ha pensato, dando una mano, non lasciandoli soli Poi, provvidenzialmente, è arrivato il vaccino che ci sta mettendo al sicuro.
Stupisce che non tutti lo scelgano, perché davvero restituisce un appiglio sicuro ai nostri giorni non più appesi ad un filo ma tutelati da anticorpi efficaci. Sarebbe un vero gesto d'amore, come dice papa Francesco, per sé e per gli altri. E non compierlo, questo gesto, sembra una delle lezioni improvvidamente mancate che purtroppo possono insinuarsi, non riconoscendo che siamo sulla stessa barca e insieme ci dobbiamo e possiamo salvare.

Ma c'è un risvolto che forse non si riesce a metabolizzare al meglio. Me lo spiegava un amico che si impegna nel mondo delicato della disabilità: «Ma sai che non abbiamo ancora capito appieno che non torneremo pari pari come prima del Covid! Dobbiamo ri-orientarci su tanti fronti. Niente sarà come quando il coronavirus non si sapeva che fosse!». Ed è su questo snodo che ci si deve riposizionare. Il lockdown ci ha cambiato le carte in tavola ma ha cambiato anche noi stessi, in certa misura. C'è da rendersene conto, con calma ma con determinazione. E non ci illuda il Pil che è balzato sorprendente a +5%. La ripresa ha le sue contraddizioni e precarietà, insieme a buone dosi di incoraggiamento. Ma è urgente fermarci per ricomprendere le nostre vite, senza depistaggi inutili e dannosi.


Corrado Avagnina
NP novembre 2021

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