Missionari dove siamo

Pubblicato il 27-01-2022

di Rosanna Tabasso

Fin dal 1926 la Chiesa ha dedicato il mese di ottobre alle missioni, in particolare con la giornata missionaria mondiale. Ha voluto così sottolineare la missione "alle genti" di tutti i cristiani, come ha poi evidenziato il Concilio con il decreto Ad gentes: «La Chiesa, inviata da Cristo a rivelare e comunicare la carità di Dio a tutti gli uomini ed a tutte le genti, comprende che le resta ancora da svolgere un lavoro missionario enorme». Negli anni Sessanta Ernesto, Maria e pochi amici hanno fatto loro questo slancio e si sono messi a servizio delle Chiese più povere, cercando aiuti economici, sostenendo quanto più possibile i missionari che si spendevano per la promozione umana e lo sviluppo nelle aree più povere di quello che allora si imparava a conoscere come Terzo Mondo.

Quando nel 1964 hanno deciso di riunirsi in un gruppo che vivesse appieno la responsabilità verso i più poveri, hanno scelto di chiamarsi Servizio Missionario Giovani, per sottolineare il loro impegno ad essere vicini ai missionari. Il loro obiettivo era abbattere la fame nel mondo, offrire a tutti l'accesso alle cure mediche, all'istruzione, al cibo, allo sviluppo delle persone e delle comunità locali. Nel 1983 è arrivato l'Arsenale della Pace e il Sermig è diventato Fraternità della Speranza, ci siamo così radicati nella città che ci ha visti nascere, siamo diventati punto di riferimento per tante povertà che gravitano qui da noi, ma l'essenza del nostro nome – Sermig – è rimasta inalterata.

Nel 1996 ci è stato chiesto da dom Luciano di non limitarci ad aiutare i missionari, ma di diventarlo noi stessi. Alcuni di noi sono partiti prima verso il Brasile, poi verso la Giordania, aprendo i due Arsenali della Speranza e dell'Incontro. Collaborare nel corso degli anni con tanti missionari saggi e generosi, conoscere le conseguenze del sottosviluppo, delle carestie, delle guerre nelle zone più povere del mondo, ci ha da sempre fatto capire che l'annuncio del Vangelo è rivolto alla persona nella sua integrità e non può essere disgiunto dalla risposta ai bisogni primari dei più poveri, dei più lontani. Il sostegno, la solidarietà ma-teriale è il punto di partenza per un aiuto che abbraccia tutta la persona, perché la speranza è per tutto l'uomo e, come scrive Ernesto, «l'uomo ha bisogno di casa, di cibo, di medicine, ma non gli basta. L'uomo ha bisogno di amare e di sentirsi amato in mezzo agli uomini, ma neppure questo gli basta ancora. L'uomo ha bisogno di Dio, perché è figlio di Dio».

Questa mentalità che arriva da lontano e che era racchiusa nel nostro nome fin dalla fondazione, ci ha resi più consapevoli che missionari lo siamo tutti per il nostro battesimo, per il mandato di Gesù di "portare il lieto a tutti" là dove siamo e in ogni momento della nostra vita, anche qui, soprattutto in un tempo in cui vediamo sgretolarsi l'identità cristiana del nostro Paese e dell'intero occidente.

Papa Francesco nell'Evangelii Gaudium sottolinea che «in virtù del battesimo ricevuto, ogni membro del popolo di Dio è diventato discepolo missionario […] soggetto attivo di evangelizzazione» purché «abbia fatto esperienza dell'amore di Dio che lo salva» (EG 120). Missionari dunque sono tutti quelli che fanno esperienza personale della presenza di Dio nella loro vita, fanno discendere da lui la loro speranza e si fanno vicini ad ogni persona con la loro testimonianza personale. Ognuno di noi è missionario là dov'è anche solo aprendo la porta di casa sua a qualcuno, vicino o lontano che sia, povero o ricco, malato o sano… perché ogni persona ha bisogno di speranza, ha bisogno di Dio.

Oltre che personalmente, anche come comunità siamo chiamati ad un'azione missionaria che parte sempre dalla testimonianza della nostra vita fraterna e della comunione che ci unisce nonostante le nostre diversità. Come ci racconta il libro degli Atti degli Apostoli (cap 2 e 4) i cristiani comunicano il Vangelo con la testimonianza della loro vita di fraternità: riconoscibili per la loro fede, riuniti nella preghiera, capaci di condividere tra loro, vicini ai più poveri, insieme, come fratelli. Non una comunità utopica ma possibile; non ideale ma concreta; fatta di persone non perfette, senza fatiche, problemi, tentazioni e sbagli ma sincere nel mettere il Signore avanti a sé, umili nell'affidarsi unicamente all'azione dello Spirito Santo. Perché dopo averci comunicato il disegno del Padre di essere «tutto in tutti» (1Cor 15,28) e averci mandato in tutto il mondo ad annunciare il Vangelo ad ogni creatura (Mc 16,15), Gesù ci ha dato il suo Spirito Santo per non lasciarci soli nella missione, per completare con la sua forza e la sua carica di amore la nostra fragilità, perché solo lo Spirito Santo può farci missionari.

 

Missionari sono tutti quelli che fanno esperienza personale della presenza di Dio nella loro vita.

Ognuno di noi è missionario là dov'è anche solo aprendo la porta di casa sua...

 

NP Ottobre 2021

Rosanna Tabasso

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok