Per gli altri

Pubblicato il 25-07-2021

di Stefano Caredda

È passato un po’ in sordina, il mese scorso, il ventesimo compleanno del servizio civile, che veniva istituito nel 2001 con la legge delega n. 64, che lo rendeva per la prima volta "volontario" e aperto alle donne. Da allora ad oggi sono stati oltre mezzo milione i volontari entrati in servizio, sul milione e mezzo abbondante di candidature presentate. Era nato, il servizio civile volontario, in vista della riforma della leva militare obbligatoria, che da lì a pochi anni sarebbe stata sospesa, segnando in un sol colpo anche la fine dell’esperienza dell’obiezione di coscienza, che durava dal 1972 (la versione obbligatoria del servizio civile, alternativa al servizio militare, cessò di esistere nel 2005). Con l’arrivo della nuova normativa, si cambiava pelle e qualche connotato: un impegno di 12 mesi (gli obiettori si fermavano a 10), un compenso più alto (all’epoca attorno alle 800mila lire, oggi 439,50 euro), la formazione obbligatoria, la possibilità del riconoscimento di crediti formativi e di punteggio nei concorsi pubblici. Una novità che è piaciuta, destinataria di riconoscimenti importanti: «Si può servire la Patria – parole del capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi nel 2002 – militando come volontari in uno dei molti settori del servizio civile, nell'interesse della società, per il bene soprattutto dei più deboli, così come vestendo l'uniforme, al servizio della sicurezza e della pace». E l’anno successivo Giovanni Paolo II, nella prima udienza della storia di un Papa ai giovani in servizio civile (poi ci sarebbero state anche quelle di papa Benedetto XVI nel 2009 e di papa Francesco nel 2016) parlava di «segno dei tempi». Fino al 2016, quando, dal Quirinale, Sergio Mattarella del servizio civile ricordava la «lunga storia, che affonda le radici nei valori della pace e della solidarietà, e che ha contribuito a formare coscienze e senso civico di diverse generazioni di giovani».

Certo, non è tutto rose e fiori. A lungo il servizio civile è stato alla mercé degli stanziamenti annuali in legge di bilancio, e non sempre è stato valorizzato. Il momento più buio nel 2012/13, quando non fu promulgato neppure il tradizionale bando annuale. Oggi va decisamente meglio, con risorse stabilizzate e sufficienti a far partire per il prossimo biennio almeno 50mila giovani all’anno. Di tanto in tanto la politica ripropone il tema del ritorno ad una forma obbligatoria di servizio civile (ci sono sei proposte di legge in Parlamento), ma nel frattempo l’unica novità intervenuta, con la riforma del 2016, ha reso il servizio civile "universale", con l’obiettivo – invero ancora lontano – di renderlo un'esperienza aperta a tutti i giovani che desiderano farla (sono 80-100mila l’anno). In due decenni la cultura della solidarietà e l’impegno civico sono cresciuti: merito anche di questa esperienza capace di rinnovarsi e migliorare.


Stefano Caredda
NP aprile 2021

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