Scuola nel ciclone

Pubblicato il 31-08-2009

di Corrado Avagnina


Sappiamo già tutto al riguardo, i giornali e la tv hanno passato in rassegna gesta, sullo sfondo delle pareti scolastiche, di cui vergognarsi abbastanza ed arrossire non poco. Ma resta ancora qualcosa da fare…

di Corrado Avagnina

 Non è il caso di ricapitolare, anche nei dettagli che sconcertano, gli episodi recenti che hanno visto le aule scolastiche ed i loro dintorni nell’occhio di un ciclone fatto di bullismo assortito, di violenza gratuita ed esibita in rete, di sopraffazione verso i più deboli, di sesso praticato complice in un caso la supplente... A noi resta ancora una cosa da fare. Quella di ragionare, a voce alta. Magari andando a fondo, chiamando col loro nome nitido i gesti che si compiono.
Scavando nel contesto allargato non solo della scuola, ma della famiglia, del quartiere, della società, dei luoghi di ritrovo, delle amicizie che si coltivano, dei punti di riferimento che si hanno o si perdono. Cominciamo dalle aule di scuola. Che sono un po’ lo specchio di qualcos’altro. Lì, tra i banchi e nei corridoi, si porta il mondo che sta fuori e che gli adolescenti ed i ragazzi assorbono come spugne. In classe, negli intervalli, nelle attese prima e dopo all’ingresso ed all’uscita... ecco che si distillano e si moltiplicano le tossine accumulate in casa, al bar, in discoteca, su Internet, nelle frequentazioni più disinvolte... Se il 50% degli studenti è stato vittima di un atto di bullismo, significa che il contesto odierno non è tranquillizzante.

Certo, non si può chiedere soltanto alla scuola - che spesso è il terminale di queste situazioni contraddittorie e complicate, in una palude diseducativa a 180 gradi - di porvi rimedio. Ma si può e si deve invocare dalla scuola che provi ad essere all’altezza di un ventaglio di emergenze giovanili ed adolescenziali, appena mimetizzate. Il disagio che viene a galla, come un nodo al pettine, quando si è a scuola appunto, va raccolto, interpretato, affrontato.

Qualcuno ha detto - a commento degli ultimi penosi eventi - che a scuola farebbe difetto la pratica dell’autorità, che non ci sarebbero sanzioni proporzionate alle gravità commesse, che non ci si assume la responsabilità di misure controcorrente ed impopolari... Bisogna verificare. Indubbiamente ciò che serve è l’autorevolezza, forse, più che l’autorità calata dentro regole rigide e ferree (sempre aggirabili e magari anche controproducenti). L’autorevolezza è un’altra cosa. E rende gli adulti, a scuola, protagonisti di una presenza che incide sui ragazzi, rispetto a valori condivisi, perseguiti insieme. Dentro quella che un tempo - con bella ed utopica espressione - si indicava come la comunità educante.

Allora si fa largo quell’esigenza che non può essere snobbata più di tanto e che porta ad interpretare la professione di insegnante come una missione. La parola è grossa. Magari sindacalmente è contestabile, ma umanamente è di peso specifico. Anche solo per ricordarci che stare sulla cattedra, con adolescenti nei banchi, non è un lavoro come un altro. Di mezzo ci sono vite umane, persone in crescita, uomini e donne in formazione... Un ruolo educativo e didattico così delicato va assunto con responsabilità e va anche riconosciuto per quello che merita e vale. È un investimento per il Paese, per le famiglie, per le generazioni future, per la società...

Ma anche con insegnanti così, il bullismo non si debella facilmente. Perché la scuola non è un’isola. Perché i ragazzi arrivano da pareti domestiche dove magari la violenza spicciola è di casa, giungono da quartieri dove sul marciapiede si vede e si impara di tutto, provengono da ore ed ore passate davanti alla tv o al video-gioco di contenuti discutibilissimi. È l’aria che si respira, ad essere avvelenata.
Ci si devono rimboccare le maniche da più parti, senza stracciarsi le vesti soltanto quando succede l’irreparabile, proprio a scuola. È una partita che non si può perdere, pena trovarci domani con generazioni squinternate perché hanno guastato un po’ tutto, d’attorno, tra i loro coetanei.

Sulla scuola vedi anche:
Docenti: sciopero a oltranza
Se un insegnante imparasse dai propri studenti...
Islam a scuola

 

 

 

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