Ti accolgo!

Pubblicato il 01-10-2020

di Stefano Caredda

Li chiamano "minori con bisogni speciali" e quando si tratta di trovare, per loro, una famiglia che li accolga in affido temporaneo, le difficoltà sono quasi insormontabili. Nei tribunali e nelle strutture per minori sono conosciuti come i "difficilmente collocabili": sono bambini con gravi disabilità, o vittime di maltrattamenti e abusi, o arrivati ormai all'adolescenza dopo aver trascorso la quasi totalità della loro vita in casa famiglia. Sono anche gruppi di fratelli e sorelle, che si vorrebbero tenere uniti, evitando separazioni dolorose.

Di questi bimbi ce ne sono centinaia in tutta Italia, e per provare a migliorare la loro vita operano anche enti e associazioni, che provano a fare da ponte fra i tribunali per i minorenni (e i servizi sociali) da un lato e le famiglie disposte ad un affido sulla carta così impegnativo, dall'altro. Il tutto per fare in modo che per nessun bambino o ragazzo l'affido sia considerato impossibile. Quando la ricerca si presenta davvero difficile, ecco che si gioca l'arma dell'appello pubblico, veicolato sui mezzi di comunicazione e sui social network. Molte volte, l'esito è felice. 
Un esempio è quello di Mario, nome di fantasia per indicare un bambino di sei mesi, tutti passati in un ospedale del Nord Italia. Lui è nato con una disabilità psicomotoria grave e difficile da gestire, che ha gettato nel panico la mamma e il papà, già provati da altre esperienze di vita. Raramente nei primi mesi sono andati a trovarlo in ospedale. Il piccolo non mangia e non respira in modo autonomo, ma ha cominciato a muovere gambe e braccia e sta facendo piccoli progressi.

Per trovargli una casa l'associazione M'aMa - Dalla Parte dei Bambini nelle scorse settimane ha lanciato un appello e fra le varie risposte arrivate, dopo un lungo colloquio con i giudici del Tribunale, si è deciso che Mario verrà accolto in casa da Maria e Giuseppe (si chiamano proprio così). Loro, che hanno quattro figli, sono una coppia affidataria di lunga esperienza: lui insegnante, lei mamma a tempo pieno, sono alla terza esperienza come famiglia ponte, formata e supportata per garantire, con un brevissimo preavviso, la cosiddetta pronta accoglienza a minori piccolissimi, limitando la permanenza in ospedale ed evitando l'inserimento in una struttura residenziale. Ad aiutarli ci sono i nonni paterni, a loro volta genitori di sette figli, che da sempre sostengono la coppia nel percorso di affido. «Siamo emozionati - dice Maria alla vigilia dell'arrivo di Mario - e anche un po' spaventati; la culla è già a casa, i vestitini anche. Tra me e mio marito io sono quella più incosciente che si lancia subito, lui è più razionale e riflessivo, all'inizio dice sempre di no, poi è quello che s'innamora prima. Mentre andavamo a fare il colloquio e condividevamo i nostri dubbi, uno dei nostri figli ci ha chiesto "Ma se solo e malato in ospedale ci fosse stato uno di noi?". Gli volevano già bene. Accogliamo Mario per un periodo, con tutto l'amore che abbiamo. Speriamo di stargli simpatici».


Stefano Caredda
NP agosto - settembre 2020

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