Troppo schermo

Pubblicato il 05-09-2023

di Stefano Caredda

Il rapporto fra bambini e tecnologia è da lungo tempo all’attenzione degli studiosi, solerti nel mettere in risalto le straordinarie potenzialità di un’alfabetizzazione precoce al mezzo digitale e, al tempo stesso, preoccupati nel segnalare i rischi presenti per il pieno sviluppo relazionale e cognitivo. Un tema che i genitori hanno ben chiaro nella loro quotidianità familiare e che si appalesa in modo evidente quando un figlio o una figlia (spesso già prima della fine delle scuole elementari) avanza la richiesta di poter avere un proprio telefono cellulare, aprendo definitivamente nei genitori la strada agli interrogativi su quali decisioni prendere e quali regole prevedere per promuovere un buon uso della tecnologia, schivandone quanto più possibile rischi e pericoli.

La letteratura sul tema, a iniziare da quella pedagogica, è ormai piuttosto corposa. A essa si aggiunge sempre più anche la letteratura scientifica, che dall’analisi sul campo ci fa capire quale realtà sociale abbiamo di fronte. I dati, ad esempio, confermano numeri alla mano una percezione assai comune, quella che le restrizioni adottate negli ultimi tre anni per contrastare la pandemia di Covid hanno drasticamente aumentato l'esposizione ai dispositivi elettronici nei minori.

Uno studio condotto su oltre mille di loro, coordinato dall'ospedale pediatrico Bambino Gesù insieme alle università romane La Sapienza e Tor Vergata, ha quantificato che rispetto al periodo pre-pandemia quasi il 70% di bambini e ragazzi passa oggi più tempo davanti a uno schermo: mediamente l’uso per motivi scolastici è più che triplicato (da un’ora e tre ore e mezza al giorno), mentre l’uso ricreativo è quasi raddoppiato (da un’ora e un’ora e 45 minuti). Con una specifica e forte preoccupazione per l’esposizione nelle ore serali, quelle dopo le ore 18: quasi il 30% degli intervistati trascorre infatti più di due ore su un dispositivo in quella fascia oraria.

In ragione di ciò, non stupisce che lo studio segnali in quei bambini e quei ragazzi un aumento di oltre il 50% dei disturbi del sonno rispetto al periodo pre-pandemia: oggi riguardano il 33,9% di tutto il campione, praticamente un minore su tre. Non è un semplice dettaglio: il sonno – sottolineano i ricercatori – in questa fascia di età è cruciale per migliorare apprendimenti e abilità cognitive, scolastiche e sociali. Anche dal sonno e dalla sua qualità dipenderà cioè una fetta del futuro dei bambini e dei ragazzi di oggi.

Lo stile di vita di bambini e ragazzi in questi tre anni è cambiato profondamente ed è destinato a permanere (la fine delle chiusure pandemiche non ci ha riportato e non ci riporterà affatto alla situazione preesistente): e in definitiva le conseguenze dell’impatto della tecnologia si fanno sempre più ampie, richiedendo una specifica attenzione, sia a livello familiare, sia a livello di intera società.


Stefano Caredda
NP giugno / luglio 2023

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