04.09.09

Pubblicato il 04-09-2009

di Redazione Sermig

Perché squarciare il buio? Vorrei prima identificare questo buio. Se non c’è luce c’è buio, è ovvio. Non esiste la via di mezzo: o è buio o è luce. La domanda è dove risiede! Il buio non è fuori, non è all’esterno di me, è dentro di me. Risiede nella mente, negli occhi, nelle orecchie, nel cuore. Il buio è immenso, non è possibile definirlo, perché la persona nell’anima è infinita e quanto più profonda è quest’anima tanto più l’ombra può occuparla. La luce è un punto, è un fascio, è una via ma ha un problema, è minima, difficile da scovare.
Nel buio ti puoi perdere, lasciarti andare, passare da una forma di vita ad una forma di non vita. E allora, perché squarciare il buio? La risposta è: perché una persona deve sentirsi tale, non un oggetto o una macchina, una persona deve sentire se stessa il più possibile autentica.
L’autenticità non definisce un modo di essere, ma solo uno specchio, tale che può riflettere bene la sua immagine senza quel velo di incertezze davanti.
Voglio essere puro, senza rimorsi e rimpianti, voglio essere uno. Andare a letto la sera e assolvere il mio animo, svegliarmi perché so che è importante e ho un grande obiettivo, una forte motivazione. Voglio squarciare il buio perché non riuscirei a portare avanti in me il senso di rimorso per qualcosa di non realizzato. Lo sconforto sarebbe troppo grande per aver perso

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