ABRUZZO: il terremoto dall’interno di una tenda

Pubblicato il 31-08-2009

di Redazione Sermig

Il terremoto che ha colpito la popolazione abruzzese nella testimonianza di Ernesto Olivero.

Ernesto con un bimbo nella tendopoliIl terremoto visto alla televisione è una cosa, visto guardando negli occhi smarriti di chi lo ha subito è un’altra. La televisione cerca la sensazione, l’emozione del momento, la denuncia. A volte copre, a volte amplifica. Il terremoto visto dall’interno di una tenda che diventa casa è tragico.

Ho visto una povera donna che dormiva su una branda: mi ha fatto pena, non aveva un minimo di intimità. Ho visto un ragazzo in mezzo alle tende: per un momento può essere un gioco, ma per quanto?
Ho visto il terremoto dalla parte di chi non ha più casa e non sa quando potrà riaverla, non sa quando potrà usare il proprio bagno, quando potrà ritrovare silenzio e quiete.

Ho visto questo terremoto - ma non è il primo - con gli occhi e la testa di chi si chiede perché. Perché le case il più delle volte non sono costruite in modo da resistere a scosse anche di intensità elevata?
Perché scuole, ospedali, ospizi e altri edifici pubblici sono spesso fatiscenti e carenti sul fronte della sicurezza? Ci vanno i nostri figli, ci va la gente a farsi curare, dovrebbero essere il meglio del meglio.Ernesto Olivero con il vescovo Giuseppe Molinari La “cosa pubblica”, il denaro pubblico dovrebbero avere una propria sacralità, poiché sono per il bene comune.

Oggi siamo vittime di molti terremoti: il terremoto della crisi economica, della fame, del riarmo atomico, della guerra... Hanno tutti in comune una chiave: l’avidità. Abbiamo la memoria corta. Alla fine di una guerra o di una calamità naturale diciamo “mai più”, ma poi arrivano altre guerre e altre tragedie provocate dall’uomo.

Lasciatemi sognare che l’uomo – che poi sono io, i miei amici, la gente – possa non costruire più armi che poi uccidono, possa vivere in uno Stato di diritto serio. Lasciatemi immaginare che a casa nostra ci sentiamo al sicuro. Reggerà anche se arriva una tempesta o un terremoto. Un mondo così non è fantascienza.

Però in Abruzzo ho visto anche la speranza, nello sguardo del vescovo di L’Aquila Giuseppe Molinari, nella sua serenità, nella sua forza. Ho visto la tenda in cui vive: uno come gli altri.


Ernesto Olivero
17 aprile 2009


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