Anche a Latina c’è chi prova a cambiare

Pubblicato il 10-08-2011

di Redazione Sermig

Latina Buone opere e zone d’ombra dei giovani di una città giovane.

di Fabio Brinchi Giusti

Palazzi di LatinaCon settantotto anni di vita, Latina è il capoluogo più giovane d’Italia. In un Paese dove quasi tutti i Comuni hanno sulle spalle secoli e secoli di storia è praticamente una città adolescente. E, come tutti gli adolescenti, è piena di contraddizioni: nel suo territorio convivono un Parco Nazionale e una centrale nucleare dismessa; è al tempo stesso la patria di molte veline della tv e di cervelli formidabili come Paolo Magagnoli - l’alunno più bravo del 2009 – o la ricercatrice Barbara Ensoli che ha scoperto una potente proteina anti-HIV.

  Fondata e popolata da gente venuta da ogni parte (friulani, veneti, romagnoli, romani, umbri, marchigiani, campani, abruzzesi, pugliesi) è ora terribilmente indifferente verso gli immigrati che si spezzano la schiena nelle campagne bruciate dal sole o nei cantieri della speculazione edilizia; ha un’agricoltura (malgrado la sua provincia sia considerata l’orto di Roma) e un’industria in ginocchio, ma i centri commerciali continuano a proliferare come funghi.

Ma Latina, la città adolescente, la città giovane, non è una città per giovani. Mancano luoghi di aggregazione, biblioteche, idee, aree verdi. Lo sport è in profonda difficoltà: la locale squadra di cricket, nonostante i successi, è stata costretta ad emigrare altrove; il calcio lotta con continui fallimenti e lotte intestine (da quest’anno la città ha di nuovo una propria formazione in campionato, ma deve ripartire dalla Serie D). Gli autobus e i treni che portano gli studenti a scuola o alle università romane fanno acqua da tutte le parti: sporchi, affollati, ritardatari, costosi. 

La società attraversa una profonda crisi di valori: molte famiglie Torre di Latinas’indebitano per acquistare SUV giganti o vestiti firmati e mostrarsi così più ricche del reale. Le discoteche – tutte in periferia o nell’immediata campagna per non disturbare – fanno pagare 20 euro l’entrata, sempre che i buttafuori non ti impediscano di entrare solo perché non hai un look adeguato ai loro standard. Alcuni gestori poi costringono i ragazzi ad aspettare ore fuori dall’entrata, nella speranza che chi passa di là veda la fila e s’illuda che quello è un posto di tendenza, un locale alla moda.

Molti ragazzi passano la notte a bere nei pub o nei bar aperti fino all’alba e poi corrono a folle velocità, sfidando la morte nelle strade dritte della pianura. Dicono le statistiche del Ministero dei Trasporti che l’asfalto di questa terra è uno dei più insanguinati d’Italia. L’ex statale 148 che collega la città a Roma è considerata la più pericolosa dell’intero Paese. Non è un caso che proprio qui sia stata fondata l’associazione nazionale delle vittime della strada.

Per un giovane è difficile trovare un senso alla vita in un ambiente così ostile. Sotto l’apparente allegria e il divertimento malato si respira una diffusa inquietudine. Nelle scritte sui muri c’è tutta la rabbia e la rassegnazione di una generazione dimenticata. Ma anche a Latina c’è chi dice no, chi alza la testa, chi prova a cambiare le cose. Sono pochi, ma ci sono. C’è Vincenzo che tutti i giorni svolge la sua preziosa opera di volontariato nella Protezione Civile, d’inverno togliendo il fango dai canali che altrimenti strariperebbero e d’estate spegnendo incendi sotto il sole torrido.

Mare di LatinaC’è Emanuele che corre su e giù con l’ambulanza, senza turni, a disposizione 24 ore su 24. C’è Paola che aiuta a studiare i figli delle famiglie più sfortunate. Ci sono i quattromila ragazzi che nel 2009 hanno donato il sangue all’Avis. Ci sono gli “angeli custodi” (si chiamano proprio così) che tolgono i bimbi rom dai semafori e dalla violenza. C’è Monica che sull’esempio di un martire di questa terra, Alfredo Fiorini, medico comboniano ucciso in Mozambico, ha lasciato tutto ed è ora al servizio del popolo africano. Questi pochi “ribelli” basteranno a ribaltare una situazione critica che rischia di schiacciare Latina?

Fabio Brinchi Giusti

 

 

 

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