Autori universali
Pubblicato il 01-12-2020
Se i giovani, i giovanissimi e i bambini sono cresciuti e crescono nel mondo digitale, cullati dalla rete e nutriti dai social, bisogna considerare che nel nostro Paese a crescita zero o peggio, le famiglie senza figli, i single e una crescente platea di anziani non ha una preparazione e una confidenza così elevata nei confronti di un mondo con cui è ormai obbligata a fare i conti e confrontarsi, ma che in moltissimi casi non fa parte della sua cultura. Sino ad oggi i nostri politici non hanno fatto grandi sforzi né approntato strategie per portare l’Italia ad allinearsi al resto dell’Europa in campo tecnologico favorendo di fatto il radicamento di una convinzione comoda quanto sbagliata, quella cioè che quell’apparato, in tutte le sue infinite applicazioni, sia un comodo di più appannaggio di giovani, e non uno strumento ormai vitale per la crescita e l’economia di una nazione. In clima di pandemia questo gap si è manifestato in maniera evidente e in molti hanno scoperto le potenzialità di un computer collegato alla rete, complice il tempo trascorso in casa nei mesi della reclusione forzata.
Causa forza maggiore siamo diventati tutti un po’ più telematici ma, nel contempo, tutti abbiamo imparato ad apprezzare l’enorme valore degli affetti e dei rapporti sociali che nessuno schermo è in grado di restituire. Sentirsi lontani, non potersi incontrare né tantomeno abbracciare, ci ha costretti ad interloquire con la webcam del computer e a manifestare le nostre pulsioni affettive a distanza ridisegnando una gestualità e una mimica facciale dimensionata all’inquadratura; anche i più refrattari hanno iniziato a fare capolino dallo schermo ritrovandosi con un certo stupore a proprio agio e accettando di diffondere la propria immagine nell’etere sconfinato quanto incontrollato. Dopo la rivoluzione della televisione, finestra spalancata sul mondo e sulle sue vicende, costruita per un pubblico che nell’anonimato ne fruiva risucchiandone immagini e contenuti confezionati ad hoc, la rivoluzione digitale ci ha lentamente trasformati in autori, attori, interpreti e distributori a titolo gratuito del film personale che è la nostra vita, felici dispensatori della nostra quotidiana privata esistenza, messi senza scrupoli a disposizione della comunità in rete.
Se si è fortunati possono addirittura diventare virali e rimbalzare migliaia o milioni di volte davanti agli sguardi famelici di una platea globale. Il vecchio telefonino non serve più per parlare, con lo smartphone si scrive e si consumano files di immagini. Nel piccolo schermo di pochi pollici vive e si sviluppa un mondo da cui sempre più difficilmente riusciamo a distogliere lo sguardo, un mondo incalzante e in aggiornamento continuo, una realtà cui è facile illudersi di partecipare da protagonisti salvo poi scoprirsi deludenti interpreti sul palcoscenico della vita vera.
Michelangelo Dotta
NP ottobre 2020