BIRMANIA. Stiamo con voi

Pubblicato il 31-08-2009

di Redazione Sermig


Siamo solidali con la gente e i monaci della Birmania, che lottano senza usare la violenza per ottenere condizioni di vita migliori e libertà dalla dittatura militare.

di Ernesto Olivero


Mai sparare su un uomo che manifesta il desiderio di libertà e di giustizia!
Quanta gente deve morire ammazzata, subire torture e carcere, essere privata dei diritti umani fondamentali perché l’indignazione diventi operativa tutti i giorni della nostra vita?
myanmar.jpg Ci siamo costruiti l’indifferenza per salvarci la faccia. Ogni tanto ci indigniamo e ci sentiamo un po’ rivoluzionari. Ci mettiamo addosso il simbolo dell’indignazione ma poi, finito il momento, siamo sopraffatti dalla nostra normalità, dall’indifferenza verso mille e mille e più mille ancora morti ammazzati per fame, per freddo, per suicidi, per guerra, per droga, per alcol, per terrorismo, per diritti negati, per mafia, …

Ogni volta che un missile o una pistola o un fucile sparano e fanno rumore, ogni volta che una dittatura reprime con la forza la giusta protesta della gente - come accade in questi giorni in Birmania - ci risvegliamo un po’, ci indigniamo, protestiamo, ma ancora troppo debolmente, ancora troppo in pochi. E poi gridare non basta.

Cosa fare per cambiare questo mondo? Cosa fare per ottenere che al di sopra della sovranità di uno Stato ci sia un ONU serio e autorevole che costantemente – per statuto – si “faccia gli affari degli altri”? La volontà c’è in tanti, ma è difficile trovare a chi affidare la propria protesta per farla diventare operante; molti, per dare voce al proprio malcontento, alla propria rabbia, al proprio sdegno sono disposti a seguire anche un comico, peraltro capace di dire molte cose giuste.

La risposta c’è, anche se può sembrare una vecchia ricetta; eppure, se ci pensiamo bene, è la più convincente: io, tu, noi… diventiamo indomabili nel volere la pace e la giustizia se ci “facciamo gli affari degli altri”, se ci sforziamo di vivere tutte queste cose nella normalità del quotidiano a casa nostra, con gli amici, sul posto di lavoro, nel tempo libero. Allora mi impegno, ci impegniamo a diventare donne, uomini di speranza, che non aspettano domani a fare il bene.

Ernesto Olivero
Sulla Birmania vedi anche:
MYANMAR: a fianco dei monaci e del popolo

 

 

 

 

 

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