CARI AMICI

Pubblicato il 31-08-2009

di Redazione Sermig


Cari amici, all’inizio del nuovo anno, il nostro ricordo va a tutti voi e i nostri auguri sono il grazie che vi raggiunge dopo le feste, ad inizio delle attività. Nel 2002 la Provvidenza ci ha fatto vivere esperienze di grande profondità. Ne voglio ricordare tre.


L'ultima si chiama Paulette. Ha tredici anni ed è in prigione... A sette è scappata di casa; la strada l'ha accolta, ma la strada ti prende solo se rubi, spacci, ti lasci violentare e permetti a chiunque di usarti… A undici anni era già mamma e la sua bimba era per lei come una bambola. L'ho incontrata a San Paolo, mi ha colpito il suo sguardo di bambina orgogliosa di sentirsi per una volta figlia, come mi dicesse: "Ma allora c'è qualcuno che può volermi bene"… Pochi giorni dopo mi hanno scritto che era in carcere, per furto. Non la posso dimenticare e il 2002 è rimasto per me l'anno di Paulette, l'anno in cui il desiderio di aiutare i bambini e le bambine di strada è diventato più forte.
 Andando a ritroso nell'anno, ricordo il 5 ottobre come l'incontro di piazza più incredibile della nostra storia. Ci sono volute parecchie settimane a capirne il senso, realmente parecchie settimane. Solo dopo abbiamo realizzato che quel giorno sono stati coinvolti oltre centomila giovani. La sapienza di Dio ci aveva guidato; non avevamo nomi famosi ma la sapienza di Dio ci aveva suggerito che i giovani veri - e quanti ce ne sono - non hanno bisogno di essere attratti a parlare di pace da rock-star, da uomini famosi, e sanno riconoscere la nostra convinzione, la nostra credibilità. La sera e il giorno dopo i media non ne hanno quasi parlato.
Forse hanno paura dei giovani che non spaccano le vetrine, o semplicemente non sanno provarne ammirazione. Ora con tanti giovani della pace stiamo preparando il documento "La pace conviene" che porteremo ai "grandi" dell'industria, della politica, della cultura… ma per primo lo porteremo a quel vero grande, Giovanni Paolo II, che ci è sempre stato vicino, cui siamo così vicini.
L'altro avvenimento è Betlemme. Non posso dimenticare quel 25 aprile alle sei del mattino la telefonata del Patriarca di Gerusalemme. A nome di israeliani, palestinesi, americani, a nome suo e della chiesa di Gerusalemme ci chiedeva se eravamo disposti a prenderci in carico i palestinesi che da settimane occupavano la Basilica della Natività. Il nostro è stato un sì immediato. Lì è nato forse uno dei pochi gesti di pace di questi anni in quelle terre insanguinate.
Tre avvenimenti insieme a mille altri che hanno composto un altro anno di vita. Ogni sera abbiamo continuato ad accogliere per la notte più di 1.380 persone, 3.540 sono stati i pasti erogati ogni giorno, oltre 15.000 le visite mediche, e a molti abbiamo offerto forse un po' di calore, una via d'uscita, una speranza. Abbiamo continuato a sostenere e realizzare interventi e progetti di sviluppo, oltre 80, in Paesi poveri, soprattutto in Romania, Brasile, Kenya, Afghanistan, Bangladesh, Rwanda, Sudan, Palestina, Tanzania, Vietnam... perché il mondo continua ad essere di casa all'Arsenale.
 Cari amici, tutto è stato possibile perché voi ci avete aiutato con il vostro denaro e i vostri doni, con i vostri consigli, il vostro tempo, l'amicizia, la preghiera. Senza il vostro aiuto non avremmo scritto le pagine della nostra storia. Ogni cosa la dobbiamo al Signore e a tutti voi.
Continuiamo ancora, scriviamo nuove pagine del nostro diario comune mettendo al primo posto Paulette. Presto poi andremo ad Amman dove si sta completando la costruzione della casa per portatori di handicap musulmani e cristiani e per i giovani della Terra Santa, ma coltiviamo anche il sogno di un Arsenale nei pressi di Gerusalemme, sul confine tra Israele e Palestina. Sono sogni, ma non siamo solo sognatori, siamo gente che crede nella forza dei sì. Grazie di crederci con noi.

Con amicizia,

Ernesto Olivero
e gli amici del Sermig

 

 

 

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