C’era una volta...

Pubblicato il 15-09-2019

di Matteo Spicuglia

di Matteo Spicuglia - La storia di speranza di un saggio e di un giovane in ascolto

Un giovane chiese al saggio: «Raccontami una storia! Ma voglio che sia una storia di speranza». Il saggio sorrise e accettò la sfida. «C’era una volta la trasparenza, quella che rendeva luminoso lo sguardo di chi vive con una faccia sola. La trasparenza che non aveva bisogno di doppiezza, di trucchi e altre invenzioni per mostrare se stessa.
C’era una volta l’onestà, quella che non invocava leggi per esprimersi, perché sapeva che il bene aveva un valore in sé. L’onestà che non doveva essere gridata e usata come slogan, ma vissuta…
C’era una volta la meritocrazia, quella che sul posto di lavoro considerava il percorso di una persona, i suoi sforzi, la sua reputazione. La meritocrazia che non dava alcun peso a calunnie, chiacchiere, retropensieri e giochi di potere…
C’era una volta il rispetto, quello che non divideva le persone in categorie e fazioni, ma sapeva riconoscere il buono nascosto in tutti, provando a fare unità. Il rispetto che nessuno doveva chiedere o pretendere perché semplicemente c’era…

C’era una volta l’amicizia, quella vera che non chiedeva nulla in cambio, che sapeva esserci anche senza parole. L’amicizia senza calcoli e contropartite, che era prima di tutto presenza…
C’era una volta l’amore, quello che non pensava a sé, ma solo all’altro, alla sua felicità, alla sua realizzazione. L’amore che si esprimeva alla massima potenza nel dono di sé, nel sacrificio, in una vita ricevuta e restituita…
C’era una volta l’impegno, quello che moltiplicava l’io in un noi, che credeva che il bene dei singoli avesse senso solo se riflesso di un bene comune più grande. L’impegno che permetteva di costruire, di fare di un problema un’opportunità…
C’era una volta la delicatezza, quella che non giudicava mai, che sapeva accogliere e fasciare le ferite altrui. Delicatezza che non faceva guardare il mondo da un piedistallo, ma dal basso della terra…

C’era una volta la determinazione, quella che non aveva paura di crisi e fallimenti, che aveva imparato a mettere tutto in conto. Determinazione che non faceva fuggire dalle situazioni, ma spingeva ancora di più a guardarle in faccia…
C’era una volta il coraggio, quello che trasformava la debolezza in forza, che fasciava i limiti di futuro. Coraggio che rendeva le persone ancora più umane, perché capaci di imparare dalla propria storia…
C’era una volta la fraternità, quella che ti aiutava a fare di ogni diversità ricchezza, che non aveva paura di specchiarsi nel dolore degli altri. Fraternità che faceva incontrare culture, ferite, sguardi…
C’era una volta la fede, quella che faceva da motore alla vita, strumento continuo di conversione e mai una clava per radiografare la vita altrui. La fede che era un tesoro e senso per tanti…

C’era una volta il perdono, quello che dava linfa alla vita, che aiutava ad avere pietà per se stessi. Il perdono che non si faceva fermare dalla paura, ma riscommetteva continuamente sulla novità…
C’era una volta la creatività, quella che dava visione alle cose, immaginava soluzioni ai problemi, anche ai più ostinati. Creatività che costruiva futuro, che non si arroccava mai, perché riflesso dell’infinito…
C’era una volta la speranza, quella che non si fermava davanti a nulla, che provava a indicare strade nuove anche quando non c’erano. La speranza assopita che da sveglia cambiava davvero la prospettiva… C’era una volta…»

«La storia è finita», disse il saggio al giovane che lo guardava perplesso. Silenzio. «Non ti è piaciuta?». «Veramente, avevo chiesto una storia di speranza. Dove sarebbe in tutto questo?». Il saggio sorrise: «Ragazzo mio, il finale devi scriverlo tu. Quello che ti ho raccontato non è passato, ma può esserlo. Sai come finisce la storia?». «Dimmelo ». «C’era una volta e c’è ancora se per tutto questo avrò il coraggio di donare la vita».

Matteo Spicuglia
COSE CHE CAPITANO
Rubrica di NUOVO PROGETTO

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