Dal suo incontro con i giovani di Torino nel 1978

Pubblicato il 11-08-2012

di Redazione Sermig

''Voi avete scelto come tema le beatitudini. La prima beatitudine è questa: abbiamo bisogno di capire gli altri. Gesù ha detto: "beati i puri di cuore perché vedranno Dio". Noi abbiamo bisogno di vedere Dio negli uomini''.


I poveri non hanno fame solo di pane, hanno fame di amore, vogliono essere amati, vogliono essere voluti, vogliono essere aiutati. Oggi c'è una povertà molto grande, ma non è fame di pane, è fame di amore.


Oggi c'è tanta violenza, c'è tanta gente che ammazza: noi sappiamo che dobbiamo portare il bacio del Signore, noi sappiamo che siamo portatori dell'amore di Cristo proprio lì. Dobbiamo pregare: se noi preghiamo il nostro cuore sarà illuminato dal Signore e noi potremo risolvere tutte le sofferenze, col nostro amore e la nostra comprensione.


Siamo chiamati per cose molto grandi, per amare ed essere amati,
per restare poveri nello spirito, essere vuoto che Dio può riempire. Così puri possiamo vedere Dio, così pieni di pace possiamo dare pace, pieni di misericordia possiamo dare misericordia.
Gesù vuole che siamo questo per il mondo, perché Lui ha detto: "Io sono la verità" Lui è la luce per essere illuminati, è la via per essere incamminati, è la gioia per essere condivisa, è la vita per essere vissuta, è l'more per essere amati, è la pace da donare agli altri.
Ed io e voi abbiamo Gesù. Se voi mettete la vostra mano sul cuore, sentite che Gesù è là. Spesso durante il giorno, ogni minuto del giorno, dite: "Gesù nel mio cuore, io credo nel Tuo amore per me, io amo Te".
Questo amore possiamo darlo agli altri: questa è la ragione per cui dobbiamo essere pieni di gioia. La gioia del Signore è la nostra forza.


E voi giovani, pieni di gioia, di vita,
che condividete questo dono del Signore con gli altri, che conoscete i poveri della vostra famiglia, che conoscete i poveri vicino a voi e nella vostra città, se li conoscete, saprete anche dei poveri di tutto il mondo.


Qualche tempo fa a Calcutta eravamo rimasti senza zucchero. Le suore maestre hanno detto nelle scuole a tutte le alunne che Madre Teresa non aveva più zucchero. Un bambino indù di quattro anni, tornato a casa, ha detto ai genitori: "Io non mangerò più zucchero per tre giorni, darò il mio zucchero a Madre Teresa". Dopo tre giorni questo bimbo è venuto con i genitori a portare a Madre Teresa lo zucchero risparmiato, dicendole: "Non ho mangiato zucchero per tre giorni. Questo zucchero dallo ai poveri". Questo bambino ha dimostrato un grande amore. Il suo cuore è povero, per questo ha potuto vedere Dio e la sofferenza degli altri.


Sono grata del vostro dono generoso: io non ho bisogno del vostro denaro superfluo; io voglio che voi condividiate il vostro sacrificio, le vostre preghiere; date le vostre mani per servire la nostra gente, il vostro cuore per amare; tenete puri i vostri cuori così vedrete i poveri.
Prima di vedere e capire i poveri, dobbiamo riconoscere come siamo poveri noi, per questo Gesù ha detto: "Imparate da me che sono mite ed umile di cuore".

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