Daniele e i suoi amici: dei giovani fedeli

Pubblicato il 10-08-2011

di Redazione Sermig

La Fraternità del Sermig - Il racconto che si snoda lungo il primo capitolo del libro di Daniele è apparentemente molto semplice, ma ricco di sfumature. Ci permette di comprendere meglio la proposta di cammino che il Sermig rivolge ai giovani tramite gli Appuntamenti Mondiali dei Giovani della Pace. E mostra dove può arrivare un giovane fedele a ciò in cui crede.
 
 
"L'anno terzo del regno di Ioiakìm..." Il racconto inizia con un Paese invaso, un tempio depredato e oggetti sacri posti al servizio di un idolo, una buona fetta di popolazione del Regno di Giuda deportata in Babilonia. In particolar modo sono stati deportati i personaggi più importanti: il re, le sue mogli, la corte, i nobili e i notabili del Paese.

"Il re ordinò... di condurgli giovani israeliti... tali da poter stare nella reggia" Mentre il loro mondo traballa, quattro giovani giudei si trovano, forse per la prima volta nella vita, ad affrontare una situazione difficile contando solo su se stessi. Viene data loro un'occasione: essere scelti per vivere nella reggia di Babilonia e rivestire compiti di responsabilità al servizio del re Nabucodonosor.

"Il re assegnò loro una razione giornaliera delle sue vivande e del vino che egli beveva…" "il capo dei funzionari di corte diede loro altri nomi..." Come spesso è per le cosiddette "occasioni di successo", anche questa ha un prezzo. Si tratta di "lasciarsi addomesticare" dalla società dominante: adottarne il linguaggio e la mentalità, accettarne lo stile di vita. Nel caso di Daniele e dei suoi amici, si tratta anche di venir meno alle prescrizioni alimentari della loro religione. Oggi un giovane che si affaccia nella società cercando di farsi spazio subisce le stesse pressioni a farsi addomesticare. Attorno a lui, tutto concorre a farne il prima possibile una persona perfettamente "assimilata e rassegnata" al mondo così com'è. La società è pronta perfino a cambiargli il nome, a dirgli chi è meglio che lui sia. In realtà, sarà proprio la sua scelta di fronte alle proposte di cui è oggetto a dire chi è.

"Ma Daniele decide in cuor suo di non contaminarsi con le vivande del re" La scelta di Daniele e dei suoi amici è inattesa. Daniele rischia di scontentare il re, di perdere un'occasione d'oro, un posto assicurato, una casa che è una reggia. Per cosa? Per dei sogni. Per non tradire ciò in cui crede. Ma Daniele ha ben chiara la posta in gioco. È la stessa per ognuno di noi. Chi si nutre di cibi corrotti diventa corrotto. Chi si nutre del nulla diventa schiavo del nulla. Ecco allora una domanda che è importante porsi: di cosa nutro io la mia vita, la mia giornata, il mio tempo libero? Di cosa nutro la mia coscienza? Chi si accontenta e si lascia distrarre continuamente, passivamente, dai sapori degli uomini, non conoscerà mai i sapori di Dio, il sapore del bene, della libertà interiore, della comunione, della solidarietà, della giustizia, delle gioie dello Spirito. Daniele conosce il sapore delle cose di Dio. E non vuole perderlo. Sa che è migliore di ogni altro sapore. Sa che porta a beni più grandi di quelli che la società gli sta offrendo e che faranno del bene non solo a lui ma anche al suo popolo. Ne è talmente certo che propone al capo dei funzionari una prova. E la prova gli dà ragione. I quattro giovani che si nutrono solo di verdure, solo dei sapori di Dio, dopo dieci giorni hanno volti più belli di chi ha accettato le vivande del facile successo. Noi dell'Arsenale della Pace li conosciamo bene questi volti! Come sono luminosi gli occhi dei giovani che hanno scoperto il bene e non vogliono mollarlo!

"Terminato il tempo stabilito dal re..." Il tempo stabilito dal re Nabucodonosor per la formazione dei giovani è di tre anni. Non basta dunque la scelta di un giorno. Occorre la pazienza di un cammino, la stessa pazienza che noi proponiamo ai giovani che vogliono crescere con noi, ma anche la pazienza di un cammino di formazione permanente che la nostra Fraternità ha scelto per se stessa. Il lavoro da fare lungo il cammino? Togliere per poter mettere, togliere per fare spazio: togliere ragionamenti, interessi, passioni e passatempi umani per far spazio alla logica di Dio, alla passione per i progetti di Dio, al dialogo con Dio, alla presenza di Dio. Il cammino di formazione è fatto di anni di tenacia e fedeltà ad un unico sapore, in mezzo a un mondo che si concede ogni sorta di vivande. Anni di tentazioni, ma anche di derisioni e di solitudine, che non risparmiano mai chi va controcorrente. Ma appena il tempo è maturo, i frutti non mancano.

"Dio fece sì che Daniele incontrasse la benevolenza e la simpatia del capo dei funzionari" È il primo frutto, quasi un incoraggiamento a cammino appena iniziato. Se siamo attenti a coglierlo, capiterà anche a noi. Dio non vede l'ora che iniziamo, e ci conferma che siamo sulla strada giusta. In questo caso, è la simpatia di gente straniera e sconosciuta, la stessa simpatia incontrata della prima comunità dei cristiani, e da tanti amici di Dio, da Giuseppe schiavo in Egitto a Ester. Chi non si lascia corrompere, chi sa essere vero, chi crede davvero in qualcosa a costo di affrontare delle prove, anche se solo all'inizio del suo cammino ha una sua bellezza, una pulizia che parla da sola e che avvicina la gente. Poi, poco per volta, arrivano i frutti della maturità. Una maturità che non viene dall'età, ma dall'amicizia con Dio.

"Dio concesse a questi quattro giovani di conoscere e comprendere ogni scrittura e ogni sapienza, ... " La fedeltà a ciò in cui credono, il nutrirsi con costanza delle cose di Dio dona ai quattro giovani non solo l’apprezzamento del re, ma anche un dono ben più prezioso: la sapienza. Cioè l'avere un buon sapore, il sapore di Dio. E ancora, la sapienza di saper riconoscere il sapore di Dio ovunque si manifesti. Ecco la capacità di leggere i segni dei tempi. Ecco la familiarità con la logica di Dio, che permette anche a dei giovani, allora come oggi, di comprendere il disegno di Dio sulle loro vite individuali, nel cammino del loro popolo e nella storia di tutti i popoli.

“e rese Daniele interprete di visioni e di sogni” Visioni e sogni sono due delle modalità con le quali spesso nella Bibbia Dio comunica con l'uomo. Daniele, il giovane che non ha voluto contaminarsi, che non si è lasciato distrarre dalle mille attrazioni della vita di società, ora ha una tale nitidezza di visione da poter vedere ciò che altri non vedono. Come può accadere ad ogni giovane che si lascia purificare lo sguardo da Dio. E il suo sguardo, ora, è a servizio di tutti. La sua vita resterà fino alla fine al servizio delle vie di Dio dentro la storia. Fino all'annuncio di un mondo nuovo possibile.

Iniziamo allora, subito, il cammino intrapreso da Daniele e dai suoi amici. Chiediamoci: io di cosa nutro la mia vita? Qual è il sapore che Tu, Signore, hai scelto per me?
La Fraternità del Sermig
 
 
 
 

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