DIRITTO ALLA VITA SUL LAVORO

Pubblicato il 31-08-2009

di Redazione Sermig


In occasione della giornata mondiale per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro istituita dall’ILO, una riflessione su come migliorare la sicurezza.

di Ferdinando Di Monaco

Su “La Stampa” dopo il disastro alla ThyssenKrupp un imprenditore affermò che se si fanno troppi controlli le aziende perderanno competitività, decretando la fine delle attività industriali. Come se il benessere di un Paese dipendesse dalle condizioni disumane di lavoro! Come migliorare, invece, la sicurezza? Ce lo chiediamo in occasione della giornata mondiale per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro istituita dall’ILO, una riflessione su come migliorare la sicurezza.
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I morti nell’acciaieria ThyssenKrupp a Torino hanno riproposto drammaticamente il tema della sicurezza sul lavoro, che riemerge regolarmente dopo ogni tragedia, o semplicemente quando si contano i morti e gli invalidi per lavoro di ogni anno, ogni mese, ogni giorno.
Puntualmente qualcuno invoca regole più severe, ma poi fatica a spiegare quali siano le regole che servono.

Come ingegnere con 30 anni di esperienza nella progettazione e costruzione di impianti industriali (centrali elettriche) mi sono chiesto cosa si possa fare.
So bene che le regole formali da sole non bastano e spesso si trasformano in pesanti e costosi adempimenti burocratici (cartelli, riunioni, corsi, relazioni, comunicazioni, moduli, firme) che non sempre si traducono in un effettivo aumento di sicurezza.

Uno sguardo generale
Stiamo assistendo in questi anni al trasferimento di fette sempre più consistenti del nostro sistema produttivo industriale in molti Paesi dove il lavoro costa meno (Cina, India, Polonia, Romania, Slovacchia, Turchia, ecc.). Sembra un fenomeno ineluttabile, e non si vede, per il momento, una strategia efficace del nostro Paese per mitigare le ricadute negative, come la perdita di posti di lavoro ed il relativo impoverimento economico.
In questo contesto non sono pochi gli italiani che hanno bisogno di lavorare, adattandosi a condizioni di lavoro anche disagevoli o pericolose. Anche molti immigrati hanno bisogno.
C’è quindi da un lato una forte spinta al taglio dei costi industriali (magari con il lodevole obiettivo di mantenere una certa lavorazione in Italia, altrimenti una certa attività chiude!), dall’altro la disponibilità di manodopera costretta suo malgrado ad adattarsi a operare in condizioni di rischio.

Le leggi e le regole
In Italia in genere le leggi sono troppe, e si aggrovigliano con sovrapposizioni e contraddizioni. Inoltre vengono vissute dalle amministrazioni in modo molto formale. Risultato: in ogni cantiere e in ogni stabilimento si troverà sicuramente qualcosa che non è a norma, anche se sono stati fatti grossi investimenti per la sicurezza e l’igiene del lavoro. I controlli portano in genere a multe per le violazioni formali (magari poco significative) ma difficilmente vanno ad incidere sulle vere condizioni di rischio di un lavoro.

AAA. LAVORO OFFRESI
Nell’artigianato c’è posto per 162.550 dipendenti (dati fine 2007), ma 71.359 sono introvabili. A lanciare l’emergenza è Confartigianato. L’Ufficio studi della Confederazione ha infatti stilato una classifica delle figure professionali di cui gli imprenditori lamentano le maggiori difficoltà di reperimento. Ai primi posti per il numero più elevato di professionalità richieste e non disponibili vi sono parrucchieri ed estetisti; seguono a breve distanza gli idraulici. I più difficili da reperire sono gli addetti alla robotica e i falegnami.
Gravi problemi per realizzare oltre la metà delle assunzioni previste dalle imprese anche per quanto riguarda carpentieri, meccanici e autoriparatori, fornai e pastai.
Un esempio positivo
In una centrale idroelettrica costruita nel 1926 c’è una lapide con i nomi degli 11 morti durante la costruzione. Era un lavoro oggettivamente pericoloso, in montagna, in luogo poco accessibile. Alcune lavorazioni richiedevano allora e richiedono ancora oggi l’uso di teleferiche, altre sono in gallerie piccole e lunghe.
Recentemente abbiamo rifatto quella centrale idroelettrica, senza incidenti gravi. È stato merito di tutti: lavoratori, appaltatori, committenti. Si è speso molto per la sicurezza, e probabilmente anche bene. C’è stata la professionalità di un centinaio di lavoratori che hanno operato con attenzione e pazienza, senza sbagliare le manovre tra i disagi e il freddo del lavoro all’aperto, d’inverno, in montagna.
Ogni lavoro portato a termine senza incidenti gravi è una conquista, un traguardo, per niente scontato.

Che cosa fare?
Ci sono tante regole ovvie che vengono seguite poco, perché la sicurezza costa molto, richiede molto tempo, impegno, attenzione, in aperto contrasto con gli imperativi di taglio dei costi e di accelerazione dei tempi che caratterizzano larghi settori del nostro sistema produttivo.
Ne voglio citare alcune:
1. Rinnovare impianti e attrezzature quando sono obsoleti e difettosi, fare le manutenzioni quando servono, comprare le attrezzature adatte per un lavoro. Non sempre succede!
2. È importante una buona professionalità di tutti i lavoratori: operai, operatori di macchine, tecnici, dirigenti. Tutti devono conoscere bene il processo produttivo, usare bene i macchinari, rendersi conto dei guasti, affrontare correttamente gli imprevisti. Talvolta invece si usa personale inesperto perché costa meno!
3. È importante la capacità dei lavoratori di fare gruppo, di coordinarsi, di comunicarsi bene gli ordini, le anomalie, i guasti, gli imprevisti, i rischi. Invece in certi cantieri un lavoratore parla rumeno, un altro albanese, un altro arabo, ecc. In altre situazioni i lavoratori parlano tutti italiano, ma si ascoltano così bene che è come se parlassero tutti lingue diverse.
4. Sono importanti le buone condizioni psicofisiche dei lavoratori. Invece alcuni fanno orari o lavori molto pesanti, altri hanno problemi di malattie o di dipendenze e non sempre vengono impiegati in mansioni compatibili con la loro situazione.
5. Ma ciò che conta di più è il clima che si respira nell’ambiente di lavoro, che deve essere di buon livello tecnico e di grande attenzione alle persone, con la disponibilità dell’azienda a spendere il necessario.
Non basta una regola o una legge. Servono contemporaneamente l’intelligenza, la volontà, il cuore e… il portafoglio!

La festa di Santa Barbara
Infine, vorrei ricordare che una delle principali imprese protagoniste del cantiere modello citato in precedenza conserva la tradizione della festa di Santa Barbara, in cui tutte le maestranze, operai, tecnici, dirigenti, prima del pranzo comune, partecipano insieme alla messa nel cantiere, per chiedere protezione contro i rischi di un lavoro pericoloso. Chi non crede in Dio potrà anche sorridere sull’efficacia di questa iniziativa, ma dovrà convenire che contribuisce a creare il clima di comunicazione e di attenzione alle persone che è basilare per operare in sicurezza.

Ferdinando Di Monaco
da Nuovo Progetto febbraio 2008

Comunicato Confartigianato e dati 2007

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