Docenti: sciopero a oltranza

Pubblicato il 31-08-2009

di Redazione Sermig


Sulla scuola - che dovrebbe educare, preparare, valutare, vigilare - il dibattito è aperto, anche se non è facile trovare la ricetta giusta. La risposta che può unire insegnanti e allievi, adulti e giovani è quella dell’amore, per il proprio lavoro, per i ragazzi.

di Ernesto Olivero

Se fossi docente che cosa farei in un mondo scolastico come il nostro in cui i giovani, in tante scuole e tante classi, dettano legge? Proporrei a tutti i miei colleghi uno sciopero a oltranza, ma non per rivendicare un’autorità che forse non c’è più o che non è più riconosciuta. Proporrei uno sciopero meditativo per capire meglio come mai i giovani non rispettano più i loro insegnati e a volte non li prendono neanche in considerazione.

Se il fenomeno è così diffuso qualche malessere, qualche ragione c’è. Se ho scelto di studiare tanti anni per diventare maestro o professore, l’ho fatto per avere un impiego sicuro – ammesso che sia sicuro – o perché amo veramente i ragazzi e le ragazze che mi sono affidati? Mi rendo conto che mi è stato affidato un bambino, una bambina, una ragazza, un ragazzo a cui devo insegnare con il mio comportamento che è bello vivere, è bello sapere, è bello imparare?

Non posso trincerarmi davanti al fatto che il tempo di oggi è così, che la tv e gli altri media, internet, playstation, cellulari, ipod, … hanno trasformato i rapporti tra le persone non sempre in positivo. Non è vero. Chi ama veramente il proprio lavoro lo fa amare. Chi ama veramente il latino fa venire voglia anche a chi proprio non ce l’ha di capirlo. Io sono certo che i ragazzi, quando si trovano di fronte ad un docente che ama veramente quello che fa e che dice, se ne accorgono.

Oggi il problema, secondo me, non è solo quello degli allievi, anche quando sono svogliati o “delinquenti”, ma è quello dei maestri che non amano perdutamente i ragazzi. Più difficili sono i soggetti, più impossibili sono i casi e più l’amore, la conoscenza, la voglia di mettersi nei panni degli altri mi spingerà a trovare soluzioni, a fare in modo che un caso diventi una grande opportunità.

Sono convinto che la società in cui viviamo è veramente un disastro, e non mi sento un sognatore. Potremmo raccontarne di tutti i colori tanto su chi ci guida pensando ai fatti propri – politici, intellettuali, manager… - tanto sulla società in generale.
Punto sulla scuola, punto sui docenti che, anche quando non sono più capaci di far crescere, di tenere unita e serena una classe, vogliono riprovarci con un amore sincero per i ragazzi, sovente educati da programmi televisivi “spazzatura” in cui tutto è spettacolo e da un cattivo uso dei media. Quello che assorbono brutalmente da questi strumenti lo riportano poi in classe.

I giovani, al di là della loro scorza da “delinquenti”, sono buoni e hanno voglia di sognare. Impegniamoci tutti insieme a costruire una società dove chi sbaglia senta che c’è sempre una opportunità per lui, una possibilità di cambiare.

Ernesto Olivero

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