Far decollare il bene

Pubblicato il 09-11-2011

di Redazione Sermig


“Anche un orologio rotto, due volte al giorno, segna l’ora esatta”.

 
di Ernesto Olivero

 

Abbiamo tutti un gran bisogno di capire chi siamo, da dove veniamo, dove siamo diretti. Intanto siamo tutti accomunati nello sforzo di cercare chi ci ha voluto. La nostra vita non può essere un caso. C’è un progetto su di me, sui miei amici, sull’umanità. E tocca tutti, credenti e non credenti.

Il momento presente sovente non ci aiuta ad andare oltre, non ci aiuta a capire, a pensare, ad amare. Focalizzati come siamo sul capro espiatorio di turno, sulle beghe politiche, sul Galileo di turno, su qualche guerra santa, sovente abbiamo lo sguardo accecato, le orecchie otturate, il ragionamento oscurato e ci fermiamo su luoghi comuni: uccidi l’infedele, al rogo il diverso, all’indice i critici e gli oppositori.

Oggi cosa ci viene propinato? Mi sembra ci venga propinato il rumore assordante, la rissa, il desiderio di demolire l’altro che non ascolto perché non dice niente di buono. Ammesso che l’altro sbagli, c’è pur sempre un proverbio che dice: “Anche un orologio rotto, due volte al giorno, segna l’ora esatta”. Se con umiltà ci proponessimo di imparare dall’altro che consideriamo nemico, infedele, da bruciare, almeno due cose buone al giorno, non sarebbe male!

Illustrazione di Giampiero Ferrari

Ma noi cristiani che c’entriamo in questa situazione? Da una parte o dall’altra del muro, trovo cristiani che si sono costruiti le loro certezze, pur di non confrontarsi e ascoltare gli altri. Ma il cristiano non è piuttosto chi ha recepito il mandato di Gesù: andate e predicate, andate e amate, andate e servite, andate e ascoltate? Chi continua a testimoniare il perdono, il servizio, l’amore pur se perseguitato e oltraggiato?

La prima comunità cristiana godeva della simpatia della gente. Forse perché si volevano bene tra di loro? Forse perché pregavano incessantemente? Forse perché tra di loro non c’era nessun misero ma tutti si aiutavano a vicenda? Forse perché si facevano gli affari degli altri aiutando il carcerato, l’ammalato, lo straniero, il diverso? Forse… È ancora così in tante parti del mondo dove i cristiani, pur con tutti i loro limiti, si amano, si spartiscono con gli altri e sono sale. Il sale non compare ma dà sapore.

Abbiamo sempre due strade davanti a noi: quella del bene e quella del male. Il cristiano, più che enfatizzare la sua scelta del bene, più che fare prediche, è uno che mette in pratica il bene, lo fa diventare mentalità, filosofia e stile di vita, cultura, servizio. La strada del cristiano è fatta di atteggiamenti: non parla male degli altri, non getta via i bambini, non è ricco ma fa ricchi gli altri, ingiuriato e maltrattato benedice e perdona, e perseguitato ama tutti.

Forse oggi abbiamo bisogno tutti di convertirci. Abbiamo tutti bisogno di capire che ci sono mille modi per arrivare in cima alla montagna. Ma per arrivarci, partendo ognuno dalla propria posizione e angolatura, tutti dobbiamo faticare e sudare. Più si sale, più si fa fatica.
Alla fine in cima al monte si ritroveranno tutti quelli che non si sono arresi alla fatica, si ritroveranno con persone che avevano pensato diverse e dalla parte sbagliata.
La fatica unifica tutti.

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