FIORETTA MAZZEI: La nuova solidarietà
Pubblicato il 31-08-2009
Arsenale della Pace, 1992. Fioretta Mazzei tiene una relazione nell’ambito del corso di formazione al volontariato organizzato dal Sermig. Ne pubblichiamo un estratto.
di Fioretta Mazzei
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Arsenale della Pace, 1992. Fioretta Mazzei, della Fondazione «Giorgio La Pira», tiene una relazione nell’ambito del corso di formazione al volontariato organizzato dal Sermig. Tema dell’incontro, il fenomeno migratorio. La domanda che tutti si pongono è se ci sarà un incontro nella reciprocità, nel rispetto di ogni uomo, nell'interdipendenza, oppure un clima di intolleranza. Si sente il bisogno di una solidarietà in grado di dare spazio a interscambi di civiltà e capace di far affiorare ed esprimere tutta la ricchezza di ogni uomo. |
Pubblichiamo un estratto della relazione di Fioretta Mazzei. |
La storia è ricchissima di episodi anche straordinari legati al tema stupendo della solidarietà. Tra noi, tra la gente, c’è una storia di grandi amicizie, di grandi vicinanze, di solidarietà, che è per lo meno nostalgia nel profondo dei nostri cuori.
SOLIDARIETÀ È CAMMINARE CON Viviamo un tempo in cui i popoli camminano e arrivano anche da noi, un tempo in cui ci sono scambi, incontri continui, ma anche di gente che non sa dove trovare una compagnia. Il camminare accanto a loro, lo scoprire volti nuovi diversi ma uguali a noi, storie diverse ma come le nostre, ansie più o meno sentite ma sempre umane: questa è l’importanza e la positività del nostro tempo. Anche La Pira sarebbe d’accordo, come preambolo alla costruzione di un domani possibile di convivenza e di compartecipazione, sul fatto che dobbiamo prima di tutto imparare a conoscerci con quelli che incontriamo, che vengono alle nostre porte o che vengono ad incontri quotidiani o di massa. Imparare a conoscersi e a stimarsi; imparare quella piccolissima e immensa cosa che ci ha detto Gesù: siamo tutti figli di un unico Padre, con un’unica parentela umana. Difficile, è vero: gli incontri non sono una cosa poetica, pongono anche dei problemi, esigono una solidarietà concreta. Però è possibile. Richiamando l’episodio del buon samaritano, La Pira ripeteva sempre una frase che gli piaceva: «Scese da cavallo». Bisogna scendere da cavallo e mettersi sul piano di questi tanti che oggi, per ragioni varie, si incontrano o si rivolgono a noi. |
SOLIDARIETÀ È INCONTRARE E CONOSCERE
Questi sono grandi interrogativi. Io credo che il tempo che viene richiede di nuovo un esame e una proposta di valori anche globali, organizzativi, dei popoli. Non riesco a concepire la solidarietà come un fatto solo personale, di generosità, che pure è un grande valore; la penso anche, più faticosamente a dire il vero, come una riproposta di un modo di vivere, di diritti e di doveri da vivere insieme secondo un certo ordine e certi valori. Io credo che dobbiamo di nuovo proporre ai giovani questa coralità di popoli, che ritrovano la propria identità più profonda e anche la propria storia; la propria storia, i propri valori religiosi, culturali, umani da scambiarsi. La storia degli uomini di domani deve diventare una storia di elevazione: stiamo insieme per elevarci, per trovare i valori più veri. Se no, il rischio è grosso.
SOLIDARIETÀ È RISCOPRIRE LA PROPRIA VOCAZIONE |
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Negli ultimi anni abbiamo parlato molto di Europa e delle sue speranze; forse ci siamo un po’ dimenticati, per lo meno noi italiani, che siamo Europa e siamo anche Mediterraneo, cioè abbiamo una posizione geografica particolare, di vicinanza anche agli altri continenti: è indiscutibile geograficamente. Allora la nostra vocazione è sì europea, ma anche mediterranea. Non pensiamo solo al Mediterraneo di oggigiorno che, per ragioni varie, è come le onde, talvolta arricciate. Pensiamo alle grandi civiltà sulle sponde del Mediterraneo che ci hanno dato moltissimo: Roma che è casa nostra, la Grecia, Cartagine – sant’Agostino era di Cartagine -, le sponde della Palestina, la convivenza dei popoli della Palestina. |
Dobbiamo avere fiducia nel ritrovamento dei grandi valori delle civiltà del passato, nella ricostruzione di quelle civiltà per incontri che arriveranno ad essere pacifici attraverso il nostro sforzo e la riscoperta. Come a dire: togliamo la sabbia che il mare può avere gettato su questi valori più profondi, che possono essere riscoperti e che possono darci motivo di incontri di altissima qualità. È possibile: perché è vero che ci siamo combattuti, ma abbiamo anche convissuto con grandi ricchezze e le stesse nostre culture, in questo Mediterraneo, sono ricche della partecipazione di tutti i Paesi con storie diverse. Questo mi sembra importante se vogliamo lavorare alla costruzione del mondo; e spero che alla fine il cammino sarà meno lungo e difficile di quel che ci può sembrare oggi. Per cui questi primi approcci, che talvolta non sono vissuti in modo festoso ma solo sopportati, possono, con un impegno reciproco, cambiare di tono e arricchire noi e i Paesi che ricevono questa prima stretta di mano occasionale nei giorni nostri e nelle nostre case. Si può vedere il futuro o nerissimo o bellissimo; e io credo che il Signore ci chieda di vederlo bello, di vederlo con speranza. |
Fioretta Mazzei
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