Frankie

Pubblicato il 31-08-2009

di Redazione Sermig


Ho 33 anni e tutto è iniziato parecchio tempo fa, ma mi ricordo ogni cosa molto bene, anche oggi.
A 14 anni sei un bambino e non capisci bene che cosa sia quella sigaretta che ti fa stare bene con gli amici.


Dove sono nato e cresciuto, un piccolo paese del meridione come ce ne sono tanti, attorno a me c'era poco: una piazza, un piccolo cinema, e un bar. Un posto dove vuoi crescere in fretta, perché per l'infanzia e l'adolescenza li non c'è posto. Non ci sono sogni o progetti, stai seduto su una panchina e guardi le automobili dei balordi davanti al bar: sono loro quelli che ce l'hanno fatta, quelli che sono riusciti a fuggire da una realtà che a te sta strettissima.

E' così che le canne diventano la fuga quotidiana, le ali per volare, l'illusione di piacersi e di farsi piacere ciò che hai intorno. Ma quelle ali, giorno dopo giorno, non ti bastano più. Vuoi andare più lontano ed è facile, un po' di soldi per comprare qualcosa di più forte. A 18 anni non capisci che la tua vita sta cambiando.

E lasci i vecchi amici, quelli noiosi, tristi, così terribilmente normali e sali in macchina, finalmente, con quei balordi. Ti senti più grande e non ha più bisogno di una famiglia: di un padre e di una madre. Ti senti padrone del mondo ma hai bisogno di tutte le polveri, le pillole, le fottutissime droghe che ti consentano di vivere quest'illusione. Non te ne frega più niente della scuola, del lavoro, di te e degli altri. Non te ne accorgi, ma ci sei dentro fino al collo. E inizia la discesa, la discesa verso un fondo che non riesci mai a toccare, perché si sposta ogni giorno più in basso.

Sei ancora vestito bene, riesci ancora a fingere di lavorare e di studiare. La bella presenza è importante perché così ti cambiano un assegno falso, ti fanno un credito. E in fondo, dietro di te, c'è sempre una famiglia che ti ama e che in silenzio e nel dolore cerca di aiutarti. Ma a te di loro non te ne frega niente, li trovi solo comodi, meno rischiosi, è facile usare i tuoi affetti per poterti drogare in tranquillità. Ma poi, improvvisamente, iniziano i risvegli in un pronto soccorso, i collassi e, pian piano, la consapevolezza di avere il vuoto intorno a te.

Ma ci si abitua a tutto, anche il vuoto diventa parte della vita e non ti vuoi fare aiutare da nessuno perché sei convinto che non ti serva nessuno, l'unica cosa che serve è la "roba". E così inizi a cambiare città, ti sposti, Milano, Bologna, Firenze. Ma il libretto degli assegni non ce l'hai più e in breve tempo ti accorgi di essere diventato come quelli che hai sempre disprezzato, quelli senza dignità, che si sbattono in città nella continua ricerca dei soldi e di una dose. E allora vetri di macchina infranti, mille espedienti, notti in stazione, vomito, brividi e sempre in fuga, da te stesso e dagli altri e sempre meno amici intorno a te, quelli che ci lasciano la pelle e quelli che finiscono in galera. E stai male, malissimo, le ali che avevi cercato non ti portano più da nessuna parte e la dose, di qualsiasi droga riesci ad arraffare, ormai riesce solo ad attenuare un po' tutto quel dolore. Nessuno ti vede più, sembri diventato invisibile, la gente ti scansa e, in un piccolo momento di lucidità, senti parole che dicono: 'Frankie è andato, non c'è niente da fare, non cambierà mai più.

Ma a quel punto fai una cosa, una cosa che non avevi mai fatto, chiedi aiuto. E torni a quel paese, a quella casa, per chiederlo. E contro ogni tua logica, tu che non hai mai fatto niente per nessuno, niente per niente, qualcuno te lo dà. Qualcuno che ti accetta e ti accoglie per quello che sei, che ti abbraccia e non ti chiede nulla, se non il coraggio e la forza di farcela insieme. E inizi un nuovo cammino, duro e difficile, che ti mette davanti tutto quello da cui hai voluto fuggire e che non hai mai saputo affrontare. Ma questa volta ce la fai, e ce la fai per il solo fatto di aver scoperto una cose che ignoravi: che per qualcuno tu sei importante. Un peso che non avevi mai voluto portare, ma che, semplicemente, dà il senso di ciò che sei e di tutto ciò che fai. Anche, e soprattutto, a 33 anni.

 

 


 

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