GIORNATA DELLA MEMORIA 2010

Pubblicato il 10-08-2011

di Redazione Sermig

es.jpgIl 27 gennaio 1945 l’esercito sovietico entra nel campo di concentramento di Auschwitz. La “Giornata della Memoria” ricorda la Shoah e tutte le persecuzioni. Come per ogni “Giornata”, il rischio è che riflessioni e problemi siano relegati in quel solo giorno, mentre occorre mantenere vivo il ricordo tutto l’anno. Riproponiamo un colloquio con Elisa Springer, scomparsa nel 2004, sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti, autrice de “Il silenzio dei vivi” e “L'eco del silenzio. La Shoah raccontata ai giovani”. Era venuta all’Arsenale della Pace per tenere un incontro sul tema “Pace e perdono”.

a cura della redazione

 

springer.jpg“Tutte le favole iniziano con C’era una volta, la mia non è una favola ma inizia ugualmente con c’era una volta. C’era una volta una vita che avrei voluto vivere ma che un uomo chiamato Adolf Hitler, mi aveva impedito di fare. Poi c’è stata una vita che avrei dovuto dimenticare, ma non ci sono riuscita. Oggi invece c’è una vita che mi obbliga a ricordare e più che altro a fare ricordare”.


Perché il suo libro si chiama “Il silenzio dei vivi”?
Vedete, me lo chiedono in molti, io credo che esistano due tipi di silenzio. Uno era quello di allora, quando io avrei voluto parlare e nessuno mi voleva ascoltare, oggi invece dopo sette anni in cui sono tornata a parlare, incontro un altro silenzio, è il vostro silenzio. Perché voi volete ascoltare e volete sapere. Il primo silenzio per me significava la morte, il silenzio di oggi mi ha ridato la vita. Questo silenzio lo trovo ovunque vado. Voi vedete, purtroppo l’uomo non ha ancora capito che siamo tutti figli di un unico di Dio, e che apparteniamo tutti quanti alla stessa razza. Quella umana. Per me non esistono razze, le razze esistono nelle bestie. Come uomini ci dovremmo tutti quanti amare, e non odiare. L’uomo da qualsiasi luogo provenga, piange, ride e soffre allo stesso modo.

Lei ha detto che lo strazio più grande è stato l’aver subito l’indifferenza e la vigliaccheria di chi ancora oggi nega l’evidenza dello sterminio. Come è possibile mantenere viva la memoria?
Non è certo facile, mi costa molto, però si può fare. Ormai sono sette anni che vado in giro per l’Italia a parlare della mia esperienza nei lager. Per molti anni ho avuto paura dell’indifferenza, pochi volevano sapere… poi mio figlio, volendo conoscere il mio passato, mi ha convinto a parlare per non dimenticare l’odio che è stato. All’inizio ho incontrato il silenzio dell’indifferenza, dell’incredulità, ma oggi incontro – soprattutto nei giovani – il silenzio di chi vuole ascoltare, conoscere, capire... per esempio, in Italia avevamo novantotto campi di concentramento e di smistamento. I più conosciuti sono Fossoli, Alberobello, Bisticci, Gioia del Colle, e tanti, tanti altri. Ma ancora oggi, questa è la cosa tragica, di questi campi nessuno sa niente.

Cosa prova per chi le ha causato quest’enorme sofferenza?
Pietà. Io credo in Dio, un Dio che è di tutti, e non vorrei essere al loro posto. Provo solo pietà, non odio, l’odio non serve a nulla. Ho sempre cercato di cambiare l’odio in amore, questo è necessario, fin che ci sarà odio ci saranno guerre e sofferenze. Uno deve cedere. Bisogna saper perdonare. Chi vuole la pace, come la vogliamo noi, deve saper tender la mano anche al nemico, è necessario.

 

 

 

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