Giovani: bisogna prenderli a calci?

Pubblicato il 31-08-2009

di Redazione Sermig


Giovani allo sbando o giovani impegnati? Le analisi si sprecano, i problemi sono tanti, ma la fiducia vera e sincera nei loro confronti non deve venire meno.

di Ernesto Olivero
I giovani vorrebbero prendere a calci il mondo. Dicono che il mondo degli adulti è venduto al potere, all’indifferenza e loro non ci stanno. Però poi non prendono l’iniziativa. Si mettono fuori gioco da soli e si sentono autorizzati a “farsi i fatti loro”. Ma quali sono i fatti dei giovani di oggi? Per chi può, sesso con chiunque, per gli altri – che sono la maggioranza - sesso nella testa, immaginario, con chiunque. Principi e valori zero. E non sto facendo di ogni erba un fascio. Ma il mondo degli adulti ce l’ha un’etica, ha gli strumenti per decifrare questa complessità, è ancora in grado di fare una ricerca seria su cosa è bene e cosa è male? C’è piuttosto la pretesa di dire: mi faccio i fatti miei. E i fatti miei sono giusti perché fanno comodo a me.
È di questi giorni un nuovo episodio di bullismo che ha coinvolto due adolescenti: una ragazza ha tentato il suicidio dopo che il suo ex fidanzato ha diffuso con il telefonino foto hard che la riguardavano. Di fronte ad un fatto del genere, bisogna anzitutto chiedersi quali sono i modelli che questi ragazzi ricevono – e imitano - dal mondo degli adulti. Veline e calciatori. Immagine e successo. Senza escludere la ripicca, la rivalsa se qualcosa non gira più per il verso giusto. È troppo facile e semplicistico biasimare questi comportamenti come opera di qualche imbecille. Non si tratta di imbecillità, ma di immaturità, di non saper valutare il senso e le conseguenze delle proprie azioni.

Ma chi si prende la briga oggi di spiegare alle nuove generazioni qual è il giusto modo di fare e di agire, quali sono i valori per cui merita impegnarsi e faticare, quali i diritti, quale la dignità, quale il rispetto che appartengono, sempre e in ogni momento, a chi ti sta di fronte? Viviamo in un’epoca paradossale, che da un lato reclama sempre più diritti, o presunti tali, fino a spingersi all’eutanasia; dall’altra, vive in un fai da te quotidiano, in un rifiuto delle regole della convivenza, in una illegalità palese e dannosa che disgrega il tessuto sociale.

Io ho fiducia nei giovani e, nonostante le prove e le sofferenze che toccano a tutti, continuo a sentirmi giovane dentro. Sono cresciuto grazie all’amore di un papà e di una mamma che hanno saputo guardarmi in faccia, negli occhi, con occhi che mi dicevano: ti voglio bene, non ti sto giudicando, ti sto volendo bene. È questo che manca ai nostri ragazzi: qualcuno che voglia loro bene sul serio. Nella mia vita ho incontrato decine di migliaia di giovani, a tu per tu, nelle scuole, in piazza, a Beirut, a Sarajevo, a San Paolo, a Torino… Sovente capita che ci intendiamo, che ci troviamo in sintonia, non perché distribuisco pacche sulle spalle, ma perché vorrei che tirassero fuori il meglio e la voglia di cambiare il mondo.

Pochi giorni fa ne ho incontrati 500 e più ad Alcamo in Sicilia. Li ho guardati in faccia, mi sono fatto guardare in faccia. Gliene ho dette di tutti i colori sull’indifferenza di oggi, ma anche sulla loro. È vero, questo mondo sta andando veramente male anche per colpa di pochi potenti che usano sempre il potere per i loro privilegi. Ma non serve prendersela con i potenti. Piuttosto mi fanno pena, perché alla fine, ne sono convinto, ognuno raccoglie quello che ha seminato. Se abbiamo seminato zizzania raccoglieremo zizzania, se abbiamo seminato del bene raccoglieremo il bene. Me la prendo invece con i giovani, perché veramente potrebbero essere il futuro, sognare e plasmare un futuro diverso e non lo fanno. L’ho detto ai giovani di Alcamo e mi hanno preso sul serio, mi hanno ascoltato, mi hanno commosso, mi hanno abbracciato.

Da oggi sarò un po’ diverso, perché mi porto dietro anche i loro sogni che l’altro giorno si sono risvegliati. Mi chiedo quando si risveglierà il mondo degli adulti. Mi chiedo quando nei Ds, nella Margherita, in Forza Italia, negli altri partiti ci sarà veramente spazio per i giovani che vogliono servire e non farsi servire. Mi chiedo quando nella Chiesa si discuterà in modo serio su come essere tutti, clero e laici, a servizio del prossimo, un servizio fatto per amore e con amore.
C’è un gran bisogno di testimoni credibili, di maestri saggi pronti a farsi consumare, buoni come un pezzo di pane che tutti possono mangiare. C’è un gran bisogno di giovani che vogliono mangiare il pane della saggezza, della bontà, della pace.

Ernesto Olivero

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Articolo tradotto in portoghese

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