I VICERÈ

Pubblicato il 31-08-2009

di Redazione Sermig


Nei cinema dal 9 novembre 2007, è l’ultima produzione cinematografica della Jean Vigo Italia. Splendido affresco di 70 anni di storia d’Italia osservata dal punto di vista siciliano.

di Elda Ferri 


Nel mese di marzo scorso il nostro mensile ha presentato un approfondimento sul tema della legalità. Parlare di legalità significa anche interrogarsi sulla legittimità dell’autorità e sulla giustizia delle leggi. Lo abbiamo fatto con l’aiuto del film “I Vicerè” di Roberto Faenza. Nei cinema dal 9 novembre 2007, è l’ultima produzione cinematografica di Elda Ferri (Jean Vigo Italia).
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Splendido affresco di 70 anni di storia d’Italia (dal 1853 al 1918) osservata dal punto di vista della Sicilia, anzi, dei nobili siciliani, il film ha solo apparentemente come protagonisti due uomini - padre e figlio primogenito, Giacomo e Consalvo - della famiglia degli Uzeda. In realtà, è un’opera corale, paragonabile per complessità e ricchezza di costruzione alle Passioni bachiane, nella quale le storie individuali affiorano e vengono riassorbite da uno scorrere storico quasi impersonale.

All’individuo non rimane che adattarvisi, tentando di piegarne le sorti a proprio vantaggio: tutto cambia perché nulla cambi. È l’arte nella quale sono specialisti gli Uzeda, ben espressa da una delle frasi finali di Consalvo ormai candidato al neonato parlamento italiano: “Il dovere della nostra famiglia non è quello di disprezzare le nuove leggi, ma di servirsene”.

Un senso di ineluttabilità incombe sin dall’inizio su tutti i personaggi, compreso Giacomo, il dispotico capofamiglia che morirà per aver preteso di “controllare” un tumore anziché curarlo. “La legge è la legge” è una delle prime frasi del film, e segna la prima sconfitta di Giacomo, costretto a dividere la cospicua eredità materna con il dissoluto fratello Raimondo. Giacomo fa le leggi per gli altri, ma ci sono leggi - come la malattia, la morte, gli affetti “inopportuni” - cui neppure lui può sottrarsi.

Consalvo, il figlio ribelle, sembra rappresentare il nuovo nella “famiglia”. Ferito gravemente dai fratelli di una ragazza da lui disonorata, spezza la catena del delitto d’onore rifiutando di essere vendicato dai propri cugini. E al padre, che sta progettando per la sorella un matrimonio combinato dal prevedibile esito tragico, ricorda: “I padri operano per il bene dei loro figli, non per la loro infelicità”. Ma anche lui finisce soggetto ad una legge più forte, una legge “che conta più del denaro: il potere”.

Un film amaro, verrebbe da dire. Della stessa amarezza che proviamo oggi di fronte a poteri che consideriamo illegittimi, a leggi che sentiamo ingiuste. Un film per discuterne. (Red.)

I VICERÈ 
Produrre oggi un film come “I Vicerè” significa testimoniare un profondo interesse per i temi che affliggono ancora il nostro Paese. L’uscita del film nelle sale italiane è stato un evento di rilievo che ha sicuramente incrementato la lettura e la conoscenza del capolavoro di Federico De Roberto.
Il progetto scuole costituisce un momento di partecipazione di sicuro valore culturale.
vicere.jpg “I Vicerè” è la storia della nobile famiglia di origine spagnola, gli Uzeda di Francalanza. Rappresenta un mondo di fasto e splendore ma anche di prepotenza e miseria. È un romanzo di denuncia storico-politica documentata, rigorosa, impegnata, che dipinge le classi dominanti e il ceto intellettuale siciliano di fine secolo come artefici di un degrado morale e umano senza speranza.

Potrebbe essere facile cogliere in queste poche righe gli elementi di attualità e la corrispondenza con la situazione odierna dell’intero nostro Paese. Ma l’elemento che più ha motivato sia il regista (Roberto Faenza) che la nostra casa di produzione (Jean Vigo Italia) alla realizzazione di un film, basato sul capolavoro di De Roberto, è il clima di sopraffazione contenuto nel romanzo e di cui noi riscontriamo oggi, nella società odierna, la presenza opprimente.

I protagonisti del film, nella loro età giovanile, avvertono come ingiuste le regole alle quali debbono attenersi. E assistiamo al loro tentativo di ribellarsi a ciò che viene percepito come ingiusto. Ma questo senso di ribellione svanisce non appena l’avanzare dell’età o eventi legati a vicende familiari pongono loro davanti la reale minaccia di un cambiamento, di cui si ha paura perché non lo si conosce.

La paura del nuovo e anche della possibile perdita dei propri privilegi diventa paralizzante per i giovani Uzeda e il vecchio modello di famiglia prende il sopravvento. Gli Uzeda sono tutti nobili, ricchi e incolti. Lapidaria la frase della zia Ferdinanda la zitellona che cacciando di casa il nipote Consalvo, responsabile di presentarsi alle elezioni con l’alleanza di sinistra, gli dice: “E portati via tutti questi libri che ti hanno mangiato il cervello”. Gli unici valori di cui sono portatori gli Uzeda sono la ricchezza e il potere.

Il sogno del principe Giacomo, nelle cui mani sono le sorti del casato, di comandare tutto e tutti esprime bene la volontà di potenza che anima non solo lui ma tutti i protagonisti, mossi sempre e solo dai propri interessi. Ma per conservare ricchezza e potere occorre adattarsi al nuovo corso storico con scelte trasformistiche. E questa scelta trasformistica rivela un’attitudine radicata non solo nella famiglia ma nella cultura politico-sociale del nostro Paese. Consalvo è il trasformista per eccellenza. Ma è proprio la figura di Consalvo, la sua tragica ambiguità, a rivelarci il prezzo che in termini di vita realmente vissuta, di rinuncia a scelte che vengono dal cuore, si è costretti a pagare. Vediamo infatti tutti i protagonisti del film, uomini e donne, impossibilitati a scegliere la loro vita.

Il film si chiude con le parole di apertura di un altro romanzo di De Roberto
, “L’Imperio”. Vediamo Consalvo, ormai anziano, entrare nell’emiciclo del Parlamento italiano, guardarsi attorno nel silenzio dell’aula vuota. Su un primissimo piano di Consalvo udiamo le sue parole:
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“Pace con rispetto, libertà con ordine, trasparenza dei bilanci, sincerità delle cifre, lavoro per tutti”: non sono queste promesse più che mai valide oggi e rimaste solo nelle intenzioni? E prosegue: “Avevamo promesso il regno della giustizia e della moralità, ma le parzialità, le birbonate, le ladrerie continuavano come prima. I potenti e i prepotenti di un tempo erano tutti saldamente ancorati al loro posto. Era stata fatta l’Italia; chissà quando si sarebbero fatti gli italiani”.

Su queste ultime parole si chiude il film e si è aperto il dibattito che è oggi in corso nelle scuole, mediante proiezioni e dibattiti ai quali partecipano il regista, gli attori, i tecnici che hanno realizzato l’opera insieme ad insegnanti straordinari che, tra difficoltà enormi, si oppongono al prevalere di un clima di sfiducia, di disinteresse, di vuoto che sovrasta i giovani e che fa loro percepire il futuro solo come una minaccia.

Realizzare oggi un film come I Vicerè rappresenta un impegno economico di grandi dimensioni che abbiamo cercato di tradurre in termini di qualità.
A questo film hanno partecipato i più rinomati professionisti italiani, che hanno dato vita ad un film nel quale c’è molta bellezza: c’è bellezza nella recitazione, nei costumi, nella scenografia, nell’arredamento. Vale la pena ricordare la magistrale interpretazione di Lando Buzzanca (principe di Francalanza e padre di Consalvo e Teresina), dei giovani attori Cristiana Capotondi, Alessandro Preziosi, Guido Caprino e di tutti gli altri che hanno saputo fornire una rappresentazione fedele di quel mondo e del nostro.

Questo film non è un film di denuncia, né si è voluto cavalcare una situazione politica così degenerata. Si è cercato di capire, seguendo De Roberto che si ispirava a situazioni vere della Sicilia dei suoi giorni, le radici di alcuni mali che possono essere sconfitti. Basta conoscerli.

di Elda Ferri – produttrice
da Nuovo Progetto marzo 2008

Il film rimarrà disponibile per proiezioni scolastiche per tutto il 2008.
Info: ivicere.it, numero verde 800 089 483

Altri articoli sulle produzioni Jean Vigo Italia:
Cinema indipendente. Intervista a Elda Ferri
“Alla luce del sole”, un film di Roberto Faenza

 

 

 

 

 

 

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