Il mercato non sbaglia

Pubblicato il 25-04-2022

di Michelangelo Dotta

Con sempre più largo anticipo sull'effettivo periodo natalizio, la televisione inizia a programmare una serie di film (americani specialmente) in cui Santa Claus, in tutte le immaginabili versioni, ricompare sulla terra a seminare buoni sentimenti, amicizia e amore e a dispensare felicità e doni all'umanità, bambini in testa. È un meccanismo studiato ad arte per mettere in moto la spropositata macchina dell'economia natalizia, ma nel medesimo tempo un cambio di rotta rispetto alla miriade di pellicole infestate di bande criminali, omicidi, poliziotti corrotti e trame horror che costituiscono la base della proposta televisiva quotidiana.

È noto quanto sia più facile e quindi economicamente conveniente vendere il “male” rispetto al “bene”, ma in questo frangente i cuori sembrano ammorbidirsi, essere più disponibili a seguire la favola a lieto fine, ad aprire un piccolo spiraglio di possibilità nella consueta lettura del mondo in prevalenza di segno negativo.

Nel medesimo periodo cambia anche in maniera evidente il clichè pubblicitario, martellante e insopportabile come sempre. Frotte di nonni, di genitori, bambini e fidanzati irrompono sulla scena e amorevolmente si scambiano panettoni, gioielli, profumi, cioccolatini e fiumi di dorate bollicine per celebrare le feste accanto a tavole imbandite, ciclonici alberi di Natale scintillanti, pupazzi di neve eretti in giardino, slitte luccicanti che solcano cieli notturni e stellati, paesaggi innevati e onnipresenti Babbi Natale.

Tutto normale verrebbe da pensare a prima vista, la natività in clima di totale povertà si è trasformata in un'inarrestabile macchina del consumo, ma tant'è, il mondo va così… Tutti felici in attesa di sfare nastri, aprire pacchetti regalo e tagliare panettoni da condividere con gioia in famiglia che, per l'occasione, pare essere tornata in auge.

Ma c'è stato un grande assente in questo caleidoscopio di fine anno 2021, un segnale preoccupante che ci restituisce la fotografia impietosa di una società che ha smesso di investire sul futuro; sono praticamente scomparsi gli spot sui giocattoli, il sogno che ogni bambino spera di veder materializzarsi per magia davanti al camino o sotto l'albero, quello della “letterina” stilata con cura, quello che accende la fantasia e aumenta l'attesa.

L'equazione è semplice quanto implacabile, pochi bambini = pochi giocattoli, il mercato non sbaglia; nelle feste per antonomasia dei più piccoli… sono scomparsi proprio loro o meglio l'oggetto e la sostanza della loro fanciullezza, il gioco… E non mi pare una bella notizia.

Michelangelo Dotta

NP Gennaio 2022

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