Il saggio del villaggio

Pubblicato il 13-10-2011

di Redazione Sermig


di Stefania Cornali - Ricordate il sondaggio condotto dalla nostra rivista Nuovo Progetto sui “Maestri”? Ecco un altro provocatorio spunto sul tema, inviato da un’amica di Giovanipace.

Un tempo nei villaggi africani, forse in qualcuno ancora anche oggi, c’erano gli anziani del villaggio, i grandi consiglieri ai quali affidare i propri dubbi e trovare la via giusta. Io, allora ventenne folle, affascinata dalle storie africane e dalla Bibbia, spesso andavo da alcuni anziani del paese, non so cosa cercavo da loro.
saggio.jpg

Forse davvero stavo cercando un saggio o una parola di saggezza, non lo so, so solo che non ne ho trovato nemmeno uno. Idealizzavo che i vecchi fossero pieni della dolcezza del tramonto, che con poche forti parole mi avrebbero messo all’erta sui pericoli del mondo e che sempre, comunque, pur conoscendo l’inganno delle cose, mi avrebbero incoraggiata ad andare avanti.

Mi illudevo di trovare persone piene di fede, quasi mistiche, che stessero preparando con serena devozione il loro cuore al Grande Incontro. Ho trovato invece persone brontolone e marce, impaurite e gelose della giovinezza; attaccate alle cose e al denaro; vogliose di parlare solo di sé, di parlar male del prossimo e di affidarmi piccoli servigi.

Allora ho cercato altrove, ma invano. Nei professori delle superiori non ho trovato una guida, ma persone incompetenti, senza vocazione all’insegnamento, senza fantasia e passione, che ci hanno tenuti imprigionati in un ambiente che alternava noia a terrore.

La politica è sempre stata lontana, stolta, corrotta, da evitare e alle cui regole disobbedire visto che erano fatte a vantaggio di chi le emanava e non della collettività a cui erano indirizzate.
La Chiesa un po’ malferma nelle sue posizioni, troppo accondiscendente alle interpretazioni soggettive di ciascuno.

Non ho dunque trovato un vero e proprio saggio, ma spesso ho trovato la saggezza e sempre in compagnia della pazienza (in chi, in fin dei conti, ha saputo attendere che le cose scorressero un po’ per poi sistemarsi da sole) e dell’umiltà (in chi col suo silenzio restava sempre un po’ più in basso, o forse in alto, a lasciare che lo stolto morisse nelle sue stesse parole).

Oggi penso che la saggezza è la comprensione piena della verità e che quindi il saggio puro non può esistere, poiché Dio ha lasciato che noi intravedessimo questa verità, ma mai l’afferrassimo completamente.

È solo un attimo di equilibrio degli estremi, nel quale l’uomo intuendo la verità piena, assaggia la divinità, per poi riperdersi e ricominciare da capo, in un continuo inseguimento di ombre e luci, alla conquista dell’albero proibito: l’albero della conoscenza del bene e del male, che lo renderebbe sì saggio, ma spudoratamente... irriverentemente divino.

Stefania Cornali

Sul tema vedi il nostro sondaggio:
MAESTRI/1: quando l’allievo è pronto

Giovani maestri di altri giovani


 

 

 

 

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok