La comunità Chiesa

Il card. Suenens, primate del Belgio, ha evidenziato: «Dobbiamo osare di guardare in faccia il numero impressionante di giovani che oggi dicono “sì” al Vangelo e a Gesù e “no” alla Chiesa». A cosa attribuire tale atteggiamento?
Secondo il card. Suenens ne sono responsabili «gli uomini di Chiesa che riflettono così poco o nulla ai loro occhi l’immagine di Cristo». È necessario pertanto «eliminare tutto ciò che sa di sclerosi e di formalismo e offrire ai giovani un’immagine di Chiesa incarnata di uomini che siano trasparenti del Signore presente nel mondo».
Ma mi domando se lo slogan “Cristo sì, Chiesa no” non abbia anche un’altra ragione, se non parta da un’idea della Chiesa che privilegia l’istituzione, talvolta nei suoi aspetti meno importanti e caduchi, lasciando in ombra la sua realtà profonda, intima e vitale: «comunità di fede, di speranza e di amore» (Lumen Gentium n. 8). Insieme di persone che hanno “in comune tre beni di sommo valore: la fede, la speranza e la carità.

Comunità di fede. La Lumen Gentium invita a contemplare il mistero della Trinità Santissima: il Padre, creatore dell’universo (n. 2); il Figlio di Dio, salvatore nostro, fondatore della Chiesa (LG n. 2); lo Spirito Santo, «che dimora nella Chiesa e nei cuori dei fedeli» (n. 4). Siamo ricondotti, nella meditazione sulla Chiesa, alla radice e al mistero supremo della fede.

Comunità di speranza. La Chiesa come un esule cerca e pensa alle cose di lassù (n. 6), cammina finché non giunga alla luce (n. 7), rendendo a tutti ragione della sua speranza nella vita eterna. (n. 10).
Comunità di speranza non solo per quelli che sono nella Chiesa (n. 9), affermazione che troverà sviluppo nella Gaudium et spes.

Comunità d’amore. Lo Spirito produce carità tra i fedeli (n. 7). La Chiesa riconosce nei poveri e nei sofferenti l’immagine del suo Fondatore, si premura di sollevarne l’indigenza, e in loro intende di servire a Cristo (n. 8).

da “Progetto” (ora “NP”), 1978, n. 1

Michele Pellegrino
NP marzo 2023