NORD UGANDA: Vivere nei campi profughi

Pubblicato il 31-08-2009

di Redazione Sermig


L’Esercito di Resistenza del Signore (LRA) ha ufficialmente dichiarato l’intenzione di non riprendere i colloqui di pace con il governo ugandese che si tenevano a Juba in Sud Sudan. I combattenti dell’LRA hanno già lasciato i due punti di raccolta in territorio sud-sudanese dove, in base alle intese provvisorie raggiunte nel dicembre 2006, si erano concentrati in attesa dell’accordo definitivo. Si starebbero dirigendo verso il confine tra il Sudan e la Repubblica Centrafricana, un altro Paese con seri problemi di stabilità. L’LRA rischia quindi di trasformarsi in una “scheggia impazzita”, con serie ripercussioni per l’insieme della regione dell’Africa centro-orientale.
Nel frattempo, chi vive vicino alla gente segnala i danni che una situazione di transizione prolungata sta provocando ai profughi, già provati da anni di vita nei campi
.

di Fernanda Pellizzer


È un po’ difficile dire come le cose stanno andando avanti in questo angolo di mondo, ma una cosa è certa, regna una grande confusione.
Il 18 aprile 2006 il presidente Museveni dichiarava che tutti i profughi delle tribù Lango e Teso dovevano tornare ai loro villaggi, mentre nella zona acioli decideva che i campi profughi venissero smembrati: campi con 80.000 persone dovevano dividersi e formare altri campi di circa 10.000 ciascuno. Questo ha creato un grande senso di disagio nella popolazione Acioli: come mai loro non possono tornare a casa?
Il governo fa sapere che quando il problema dell’insicurezza sarà risolto verrà assegnata loro la terra. Ciò lascia confusi, perché si capisce che c’è un piano segreto e che le cose non stanno come vengono dette o come si vuol far credere. Non c’è infatti nessun piano di bonifica delle zone disastrate dai guerriglieri e dall’esercito governativo, le mine anti-persona sono ancora nei villaggi, le infrastrutture esistenti precedentemente alla guerra sono distrutte e così pure i pozzi dell’acqua; come si può pensare di ritornare?
Poi nell’ottobre 2006 viene annunciato nuovamente che per dicembre non ci devono essere più campi di rifugiati; ma chi si impegna a fare qualche cosa? Non si sa niente, anche se il governo incoraggia le amministrazioni locali a pianificare il Resetlment. Questa parola può significare molte cose. Tornerà la gente nella sua terra di origine? Chi identificherà i confini della proprietà visto che dopo tutti questi anni di guerra gli alberi o altri segni che determinavano i confini non ci sono più? E gli orfani, tutti coloro che sono sotto i 30 anni e che sono vissuti nell’insicurezza e nei campi profughi: chi darà loro la terra e i loro diritti? Chi sarà incaricato e assumerà la responsabilità di queste decisioni?
La gente intanto continua a vivere nei campi profughi; alcuni sono stati smembrati e quindi il numero dei campi è aumentato. Chi ha forza ed ha un fazzoletto di terra cerca di sfruttarlo al massimo, altri si incamminano lontano dal campo per coltivare, ma alla sera ritornano al campo; nessuno se la sente di stare lontano di notte, non c’è nessuno che assicuri la cessazione delle violenze. Il Programma di Aiuti Alimentari (WFP) è stato ridotto all’osso, alcune distribuzioni nei campi vengono fatte a intervalli irregolari, anche a distanza di 3-4 mesi. Le razioni sono minime: mezzo litro di olio, tre tazze di fagioli (questa è di solito l’unità di misura per le distribuzioni) e 12 kg di granoturco!!! Secondo il mio parere è una cosa vergognosa!!!

Come si può pensare che la gente viva in questo modo? Inoltre, la distribuzione è spesso fatta all’improvviso perché, secondo le autorità, se si avvisa in anticipo troppa gente accorre; così, in queste distribuzioni improvvise parecchia gente non era presente, trovandosi altrove in cerca di cibo. La nostra reazione qui è forte: com’è possibile che gli esseri umani vengano trattati in questo modo?! Ma chi prende le loro difese e si fa loro portavoce, se non noi Comboni Samaritans che lavoriamo insieme a questa gente?

Noi vogliamo mantenere la speranza, perché siamo stanchi di tutta questa sofferenza ed umiliazione, ma a volte è difficile continuare a sperare! Non ci sono più parole.


Fernanda Pellizzer
da Nuovo Progetto gennaio 2007

Altri articoli sull’Uganda:
UGANDA: dal ministero degli esteri

BEST PRACTICE AWARD 2006

Il Premio della Miglior Realizzazione Pratica è conferito dal Civil Society Capacity Building Programme ad organizzazioni no-profit che si distinguono per la loro esemplarità nel lavoro e nella dedizione volte a migliorare la qualità di vita della gente. Per l’anno 2006 il primo premio è stato conferito al Gruppo Comboni Samaritans, per il Progetto AIDS nel distretto di Gulu. Un riconoscimento importante del fatto che, anche in condizioni di tensione e pericolo costante in zona di guerra, le persone possono trovare motivazioni solide e profonde per realizzare cose belle. Comboni Samaritans si prende cura, tra l’altro, dei bambini capi-famiglia: bambini che vivono senza genitori e adulti che si prendano cura di loro. Il o la più grande si occupa delle sorelline e fratellini, da un minimo di 3 ad un massimo di 7. Vivono nella capanna che era dei loro genitori, in condizioni misere sotto tutti gli aspetti. L’organizzazione ne sta seguendo 103.

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