PIÙ PASSIONE MENO BURATTINI

Pubblicato il 31-08-2009

di Redazione Sermig


È urgente mettere la scuola al centro dei nostri interessi e incominciare sul serio ad occuparci del domani.

di Ernesto Olivero


Nella mentalità comune, ad ogni problema corrisponde una richiesta “a chi di dovere”. Ma chi sono questi “chi di dovere”? È forse tempo di iniziare a pensare che siamo tutti noi, gente comune o gente con incarichi di responsabilità, tutti noi che dobbiamo tornare a pensare il dovere una cosa buona, l’occuparsi “degli affari degli altri” non abbinato a stipendi megagalattici o peggio alla corruzione, ma al servizio, alla sobrietà, alla gratuità.
pinocchio.jpg Tutti i nostri comportamenti hanno delle conseguenze: ci interessa o non ci interessa capire in quale società stiamo vivendo e quale mondo lasceremo ai nostri figli e nipoti? Penso ad esempio alla scuola. Sogno una scuola al centro degli interessi di tutti, cuore e polmone della società. Una scuola che non boccia nessuno, non perché dà il 6 “politico” a tutti come nel ‘68, ma perché non fa sentire nessuno un fallito; una scuola in grado di portare tutti a raggiungere gli obiettivi. Una scuola che allievi e insegnanti frequentano veramente con amore.

Gli insegnanti, in particolare, animati dalla passione di educare, che si fanno carico del giovane che non “funziona” per capire che magari ha un dramma in casa, magari ha subito delle violenze. Non si può pensare che solo aumentando gli stipendi ai docenti la scuola funzioni. Funziona se prima di tutto gli insegnanti ci vanno, si preparano, si professionalizzano per amore.

Dopo, legittimamente, ricevono la giusta mercede. Una nazione può risorgere se mette al centro una scuola capace di coinvolgere le famiglie e di interessarsi ai ragazzi anche al di fuori dell’orario di lezione. La scuola deve essere al centro dell’attenzione degli schieramenti politici, deve preparare le donne e gli uomini che costruiranno il domani, non deve essere abbinata a ideologie. L’Italia con il peso della propria tradizione culturale dovrebbe essere maestra in questo. Dalla scuola, allora, può emergere una nuova mentalità, uno sguardo costante sui problemi del mondo.

Ma a chi interessa? Il medesimo ragionamento vale per tanti altri ambiti. Il modello di oggi è quasi sempre straguadagnare, e in questo la sinistra, il centro, la destra sono d’accordo. Ma è tempo di capire che, per trovare il senso profondo di tutte le cose che facciamo, non bastano professionalità ed efficienza: occorre riscoprire la vocazione, il senso del dovere. Lo spazzino fa lo spazzino anche per la passione di rendere la sua città pulita.
Penso sia arrivato il momento di fermarci a pensare, e forse di ricominciare daccapo, con una domanda: cosa vogliamo fare da grandi?
Forse è tempo di una rivoluzione, non con la violenza, ma facendo entrare la luce in una stanza un po’ buia. Se la luce non è fasulla, trasforma chi incontra. E chi è incontrato è felice di essere trasformato, perché si accorge che diventa luce anche lui.
Oggi il mondo si trova in una situazione drammatica perché non lo abbiamo amato pensando al domani. Il vero amore è pensare al domani. La gente, incontrandoci, deve poter incontrare l’intelligenza che opera, che diventa non violenza, che diventa prospettiva. Altrimenti noi al domani come arriveremo con questi odi, con questi rancori, con questi egoismi in cui viviamo immersi?

Prepariamoci ad essere buoni e tosti affinché, quando l’economia ci incontra, faccia un esame di coscienza e si trasformi; gli uomini di potere che ci incontrano - di qualsiasi colore - toccando la bontà, toccando la serenità, si trasformino. Portiamo aria buona in politica, in economia, nella società, là dove siamo, a servizio della gente che vive questo tempo, perché quando qualcuno nominerà “chi di dovere” facciamo tutti un passo avanti.

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