Questione morale

Pubblicato il 31-08-2009

di Redazione Sermig


Scandali e gossip politico-economico sembrano diventati una rubrica fissa di attualità. Ma la questione morale non interpella solo i “grandi”.

di Ernesto Olivero

 


Un giorno un professore universitario di Torino mi chiese di tenere una lezione di economia ai suoi allievi. Lo incuriosiva il “miracolo” economico del Sermig. Non riusciva a capire come la “azienda” Sermig avesse potuto sviluppare parecchie centinaia di miliardi di giro senza l’aiuto determinante di enti finanziari privati e pubblici e senza l’intervento dello Stato. La lezione fu molto dialogata e alla fine il prof. Domenico Siniscalco - che sarebbe poi diventato ministro dell’economia e delle finanze - mi chiese: “Se tu dovessi essere pagato per il tuo impegno al Sermig, quanto vorresti di stipendio all’anno?”. Prontamente risposi: “100 miliardi” pensando ai manager che le grandi imprese si contendono a suon di retribuzioni favolose. Il significato di questa cifra iperbolica sta nel fatto che una vita come la mia, come quella di tanti che si dedicano al servizio della pace e del prossimo, o la fai per amore, accettando di non avere orari, di pagarti le spese, di metterci del tuo – tempo, professionalità, creatività…- oppure non ha prezzo perché il prezzo sarebbe troppo elevato.
In questi giorni stiamo assistendo ad un nuovo vortice di scandali che coinvolgono politici e banchieri. Da più parti si solleva un'altra volta la questione morale. Mi chiedo se siamo credibili nel porre questa istanza fintanto che accettiamo di strapagare quanti dirigono un pezzo di comune, un pezzo di banca, un pezzo di università, un pezzo di ente statale o parastatale; fintanto che diamo per scontati i privilegi, le macchine con autista e con scorta di cui godono molti personaggi o ex personaggi dell’apparato statale e parastatale. Mi stupisco dei lauti stipendi che percepiscono i dirigenti e i vertici delle olimpiadi di Torino. Mi stupisco che persino un presidente di circoscrizione sia compensato. Mi stupisco che i nostri europarlamentari siano retribuiti molto più dei loro colleghi europei. Quando queste persone scadono, quanti privilegi si portano dietro vita natural durante? Quante di queste autorità a fine mandato vengono riciclate nei consigli di amministrazione di banche e di enti, in posti dove continuano a godere di laute rendite? L’elenco di simili storture potrebbe continuare.

Siamo saliti su un treno impazzito dove il soldo è veramente il dio a cui tutto sacrificare.
Il servizio, la gratuità, il senso del dovere, la trasparenza hanno ancora valore? Sono convinto che tutti insieme dobbiamo fare un grande sforzo per far riconoscere questo valore. Mi ricordo di un dialogo acceso con Norberto Bobbio. Mi chiedeva quale era la differenza fra credenti e non credenti. Risposi che preferivo, se proprio era necessario, non dividere le persone fra credenti e non credenti, ma fra donne e uomini di buona volontà e di non buona volontà. Secondo me i primi sono quelli che con motivazioni filantropiche, religiose, filosofiche o politiche, si fanno gli affari degli altri. I secondi invece si fanno gli affari propri.
 Nel '68 eravamo in molti a desiderare un mondo migliore, ma quanti poi si sono lasciati corrompere dal potere, dagli affari, dalla politica, dai media… ? Sono convinto che vale la pena vivere per un ideale d’amore, di giustizia, di pace. Ma questi ideali, che ci aiutano a capire che il mondo può cambiare e a trasformarlo in uno migliore, hanno bisogno della nostra fatica, della nostra coerenza, del nostro pagare di persona. Se vogliamo entrare in relazione con le nuove generazioni e progettare insieme un mondo migliore senza la fame che uccide un bambino ogni tre secondi, senza la violenza del terrorismo e delle guerre, senza ingiustizie dobbiamo riappropriarci della credibilità del servizio, della gratuità e del pagare di persona.
La questione morale ha bisogno di essere vissuta in prima persona da ognuno, da tutti. I pochi che hanno il potere e lo manovrano per sé più che per gli altri non devono prevalere. Quali brutture, quali tragedie devono ancora capitare prima che ci poniamo questa domanda: ne vale la pena? Vale la pena affidarci al potere dei soldi, dell’indifferenza, dell’egoismo che diffondono ingiustizie e odio o piuttosto vale la pena servire, soccorrere, governare, vivere con un po’ d’amore?

Ernesto Olivero


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