Ragazza uccisa a Torino

Pubblicato il 31-08-2009

di Redazione Sermig


Sara Wasington, un nome fra tanti, reso noto da un terribile omicidio. Quanti giorni basteranno perché venga dimenticato e perché anche la violenza contro le donne torni ad essere un problema tra tanti?

di Lella Menzio


Ciao Sara.
Da poche ore sappiamo che non sei più con noi. Forse avrai letto i commenti del Telefono Rosa, fermamente puntati a contrastare le mille violenze quotidiane contro le donne. Magari avrai letto ciò di cui si occupano i tanti centri antiviolenza: chissà quante volte, nella tua straordinaria normalità, hai pensato che per fortuna queste cose, a te, non sarebbero mai capitate.
Avevi una bella famiglia, un ragazzo e, a quanto si dice, tanti amici. Non potevi pensare che qualcosa di male sarebbe accaduto, e proprio a te.
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Telefono Rosa Piemonte
011.530666 - 011.5628314
Noi da anni combattiamo contro le violenze: qualunque violenza, ma soprattutto quella degli uomini contro le donne. Accogliamo ogni anno centinaia di donne, ferite nel corpo e nell'anima, perse in una dignità che stenta a ritrovarsi. Con un cinismo che non ci appartiene, dobbiamo ammettere che le accogliamo e che molte di loro iniziano con noi ad allontanarsi dalla violenza. Ferite o affrancate: ma vive.

Con te e con altre decine di donne
, non ce la facciamo. E non perché tu e tante altre ragazze come te siete imprudenti o colpevoli: tutt'altro.
Vi circondate di amici e di persone fidate: e non è possibile accettare che il proprio carnefice sia tra le persone più care e vicine. Eppure, proprio lì, c'è spesso qualcuno al quale un no, un rifiuto o semplicemente un fermo allontanamento scatena violenze malgestite per mesi o anni.

Ma quale raptus o delitto d'impeto! Quasi sempre siamo di fronte a comportamenti subdoli, attenzioni morbose, rabbie poco gestite e, infine, l'idea ferma e programmata di uccidere, eliminare, occultare.

Da più di 7 anni stimoliamo le istituzioni, locali e nazionali. Le donne e gli uomini delle istituzioni, prima leggermente scettici, hanno poi iniziato a darci ragione.
Ma questo lo hanno fatto le donne e gli uomini, non le istituzioni. Le donne e gli uomini dei governi nazionali e locali ci danno ragione: ma i governi non riescono a fare nulla. E pensiamo che non riescano solo perché non vogliamo pensare che non vogliano.

Ma ora l'emergenza, pluriennale, è oltre ogni immaginazione e ogni tolleranza: per alcuni assassini in carcere, ce ne sono altri solo presunti e altri ancora mai individuati.
Non è accettabile che le donne paghino con la violenza la richiesta di avere dei diritti; non è possibile che questa violenza arrivi all'omicidio.

Se esistono reparti specializzati, se esistono investigatori capaci, se esistono strutture di riferimento per autori di diversi reati, forse sarebbe il caso di pensare a reparti (investigativi, oltre che sanitari, carcerari o di recupero) in cui si possa trattare la violenza contro le donne non come un qualunque delitto. Ma come delitti che hanno una specificità tale per cui nessun assassino di donne e nessun uomo che usi violenza contro le donne possa pensare di farla franca.

Forse, però, cara Sara, nemmeno ciò che ti è accaduto cambierà qualcosa.

Lella Menzio
Presidente Telefono Rosa Piemonte
telefonorosa@mandragola.com

Sulla condizione femminile nel mondo vedi:
Le prime battaglie. Intervista ad Anna Rosa Gallesio Girola
DONNA: La cultura dell’infibulazione
Donne e sharia
Lo sviluppo passa dalle donne
BANGLADESH: spose bambine
Le donne del SUDAN

 

 

 

 

 

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