R.D. CONGO: in attesa del 30 luglio

Pubblicato il 31-08-2009

di Redazione Sermig


Si avvicina l’appuntamento elettorale. Gruppi armati di varia provenienza continuano a minacciare la vita di migliaia di persone. Il Paese ha bisogno di un governo stabile.

a cura di Alfa e Omega


1. Quadro storico e politico
2. Candidati alla presidenza
3. Incertezze

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1. Quadro storico e politico

Le elezioni del 30 luglio 2006 in Congo saranno le prime elezioni libere dopo quelle del 1960, seguite all'indipendenza del Paese, che avevano permesso a Patrice Emery Lumumba di ottenere la maggioranza al parlamento e di diventare, quindi, primo ministro. Joseph Kasa Vubu, grazie all'appoggio di Lumumba, diventò il primo presidente della repubblica. Ma questa prima parte dalla storia del Congo indipendente fu segnata dalle guerre di secessione delle province minerarie del Katanga e del Kasai e dalle ribellioni dei sostenitori di Lumumba dopo l’allontanamento dal potere ed il suo assassinio nel gennaio 1961.

Nel 1965, il generale Mobutu, in seguito ad un colpo di stato, divenne presidente ed instaurò un regime dittatoriale che durerà più di 30 anni.
Nel 1997, Laurent-Désiré Kabila, alla testa di una ribellione sostenuta dal Rwanda e dall'Uganda, riuscì a cacciare un Mobutu invecchiato e malato, ma presto Kabila entra in conflitto coi suoi padrini. Questi organizzano ribellioni all'est ed al nord del Paese nel 1998 (vedi box più sotto). Kabila è assassinato nel gennaio 2001 e suo figlio Joseph lo sostituisce.

Joseph Kabila (foto a sinistra) raggiunge un accordo coi ribelli a Sun City (Africa meridionale) nel 2003, per formare un governo di transizione con l’obiettivo di portare a termine la pacificazione del Paese dopo un decennio di confronti armati, di raddrizzare l'economia caduta a livelli bassi ed organizzare delle elezioni libere e trasparenti.
Queste elezioni daranno al Paese un presidente, un parlamento e dei responsabili provinciali eletti democraticamente dal popolo sovrano. Esse sono sentite come il mezzo per far uscire finalmente il Paese dal ciclo di turbolenze che lo hanno caratterizzato dall'indipendenza ad oggi e così permettere di riunire tutte le condizioni per lo sviluppo effettivo del Paese.

Ciò avrà anche ripercussioni favorevoli su tutto il continente africano perché il Congo fa parte dei Paesi africani che, visto il loro peso demografico (Nigeria, Egitto, Etiopia, Africa meridionale), devono costituire il motore dell'economia africana. Il Congo, per la sua posizione al centro dell'Africa e le sue grandi potenzialità minerarie ed agricole, ha il dovere di essere all’avanguardia nello sviluppo dell'Africa.
Ciò ha fatto dire all'ex-generale francese Philippe Morillon, capo della missione degli osservatori dell'unione europea all'epoca del referendum costituzionale del 18 dicembre 2005, che "Ciò che si gioca in Congo è semplicemente l'avvenire di tutta l'Africa”. A seguito di questo referendum, la nuova costituzione è stata approvata dalla popolazione con più dell’80% di sì.

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LA REGIONE DEL KIVU

Il Rwanda, ed in misura minore il Burundi, è sovrappopolato e tenta di sfuggire ai genocidi interni espandendosi nel sottopopolato Congo, in particolar modo nella regione nord del Kivu. Un altro motivo per impadronirsi del Kivu, ed è ciò che interessa anche l’Uganda, sono le enormi ricchezze minerarie del Congo. Nel Kivu probabilmente continua l’estrazione illegale di minerali, favorita dal Rwanda e dall’Uganda, con la scusa di contrastare i rispettivi ribelli rifugiati in Congo.
Il 30 ottobre 1996 il vescovo di Bukavu (Sud Kivu), mons. Christophe Munzihirwa, fu costretto a scendere dalla propria macchina e fucilato in piena città alle 19 di sera (vedi http://ospiti.peacelink.it/bukavu/zaire002.html).


Operatori ONU nella Regione del Kivu



2. Candidati alla presidenza

33 candidati concorrono alla carica di Presidente della Repubblica e più di 9000 candidati sono in lizza per i 500 posti al parlamento nazionale. I Senatori, in numero di 104, saranno eletti dalle assemblee provinciali a seguito di uno scrutino che avrà luogo successivamente.

Tra i concorrenti alla presidenza, l'attuale presidente, Joseph Kabila, beneficia dei favori dei sondaggi e può contare su una grande coalizione di partiti politici che lo sostengono. È molto popolare, in particolare nelle popolose province dell'est.

Jean-Pierre Bemba Gombo (foto a destra), genero di Mobutu, attuale vicepresidente della repubblica e capo del Mouvement pour la Libération du Congo, ex-ribelle che occupò la parte nord del paese dal 1998 a 2003, è uno dei principali concorrenti. Jean-Pierre Bemba conta di raccogliere soprattutto dei voti nel nord del Paese.

Azarias Ruberwa (foto a sinistra), l'altro vicepresidente e capo del Rassemblement Congolais pour la Democratie, ex-movimento ribelle che occupò tutto l'est con l'aiuto dell'esercito ruandese, non ha grandi speranze, in quanto è considerato essere al servizio del Rwanda.

Pierre Pay-Pay, vecchio governatore della Banca Nazionale del Congo e ministro all'epoca di Mobutu, sembra essere il concorrente più serio di Kabila. Conta molti simpatizzanti nell'est del Paese.

Antoine Gizenga, ministro all'epoca di Lumumba ed oppositore storico di Mobutu, ha i suoi sostenitori fra i Kinois (abitanti di Kinshasa) e gli abitanti del Bandundu, la sua provincia di origine, ma a 81 anni, molti lo considerano troppo vecchio.

Fra gli altri candidati, ci sono Nzanga Mobutu, figlio del dittatore Mobutu, Justine Kasa Vubu, figlia del primo presidente della repubblica, Guy-Patrice Lumumba, figlio di Patrice Emery Lumuba, Oscar Kashala, cancerologo che ha fatto fortuna negli Stati Uniti ed è ritornato nel Paese l'anno passato, Catherine Nzuzi Wa Mbombo, capo del Mouvement Populaire de la Révolution (il partito unico all'epoca di Mobutu).
Curiosità: la presenza delle sorelle N’Landu, Wivine e Marie-Thérèse, tra i candidati presidenziali.

Il più grande partito storico dell'opposizione, l’UDPS (Union pour la Démocratie et le Progrès Social) che conta molti militanti a Kinshasa e nelle province diamantifere del Kasai Occidental e Kasai orientale - la regione di origine di Tshisekedi, il suo leader carismatico - propaganda il boicottaggio delle elezioni. L' UDPS, non avendo fatto parte del governo di transizione, afferma che le elezioni saranno truccate in favore degli uomini del potere. Ricordiamo che Etienne Tshisekedi fu uno dei primi ad opporsi al potere dittatoriale di Mobutu e beneficia di una grande popolarità.

"Al primo turno, il voto sarà abbastanza etnico. Molte persone voteranno inizialmente per qualcuno della loro regione. È solamente al secondo giro, se ci sarà, che sceglieranno veramente un programma", ha detto José Endundo, uno dei luogotenenti del candidato Pierre Pay-Pay. "In Congo, il sentimento nazionale è profondo. Non bisogna raccontarsi storie. Qui, si vota preferibilmente per qualcuno della propria tribù", rincara Francesco Mwamba, il segretario generale del Mouvement pour la libération du Congo (Mlc), di Jean-Pierre Bemba.

Una cosa è sicura: il voto regionale sarà decisivo. Il presidente uscente, Joseph Kabila, vuole passare alle presidenziali al primo turno. Ma, visto il numero di candidati e il loro peso nei rispettivi feudi, ciò non è sicuro. Raccogliere almeno nove milioni di voti fin dal primo turno in tutto il Paese è una scommessa difficile. Al secondo turno con Bemba, Pay-Pay o un altro è tuttavia possibile che Joseph Kabila sia eletto.

In quanto ai programmi, non ci sono grandi novità, tutti promettono un avvenire migliore in un Paese democratico, senza entrare veramente nei dettagli. Ma la campagna è segnata soprattutto dagli attacchi verbali contro gli avversari.


Kinshasa
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3. Incertezze

Esistono ancora molte incertezze sull'avvenire del Paese :
• la persistenza dell'insicurezza nell'est del Paese, a causa delle milizie armate sostenute dall'Uganda nella regione dell’Ituri e della presenza dei ribelli ruandesi nelle province del Nord-Kivu e del Sud-Kivu, che combattono il regime del presidente Kagamé al potere in Rwanda;
• l’eventuale reazione dei perdenti al termine delle elezioni, soprattutto gli ex-ribelli Bemba e Ruberwa che si sospetta mantengano, fuori del controllo del governo, la maggioranza delle truppe dei loro movimenti e abbiano armi nascoste in tutto il Paese;
• la reazione dei sostenitori del boicottaggio durante e dopo le elezioni.

È per prevenire eventuali agitazioni che l'ONU ha una missione armata di Caschi Blu (MONUC) nell'est del Paese e che l'Unione Europea ha mandato anche delle truppe per garantire la sicurezza delle elezioni.
Aspettiamo di vedere il seguito degli avvenimenti.

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