BRASILE-RORAIMA: prima vittoria

Pubblicato il 31-08-2009

di Redazione Sermig

Il 18 marzo scorso il Supremo Tribunale Federale di Brasilia ha confermato il riconoscimento come Terra Indigena della Raposa Serra do Sol. Ma ci sono diciannove limitazioni…

di Carlo Miglietta

Brasile I PRECEDENTI
A Roraima, lo Stato più settentrionale del Brasile, al confine con il Venezuela e la Guyana, in piena foresta amazzonica e savana vivono circa 40.000 Indigeni. L'invasione delle terre indigene e la distruzione di queste popolazioni dura ormai da decenni: i “fazendeiros” (gli agricoltori latifondisti), i “garimpeiros” (i cercatori di minerali preziosi) e i “madereiros” (i commercianti di legnami) hanno attuato con ogni mezzo un vero etnocidio degli Indios per impossessarsi delle loro terre.
I Popoli Indigeni hanno tutti atteso con grande trepidazione il pronunciamento definitivo del Supremo Tribunale Federale di Brasilia sull’omologazione - cioè il riconoscimento come Terra Indigena - della Raposa Serra do Sol, anche perché esso avrebbe costituito un importante precedente giuridico per tutte le altre rivendicazioni indigene in Brasile. Dopo una lotta trentennale contro i risicoltori latifondisti che avevano invaso l’area, gli Indigeni si erano visti riconoscere la terra dal decreto del Presidente Lula del 15 aprile 2005. Ma quando la Polizia Federale, nel marzo dell’anno scorso, aveva cercato di rendere operativo tale provvedimento, la reazione degli invasori si era fatta furiosa, con nuove violenze sugli indigeni, ferimenti e minacce, distruzioni di villaggi, di ponti, blocchi stradali. Il Supremo Tribunale Federale aveva sospeso quindi le operazioni di sgombero. RorairaDopo una prima udienza in agosto, il rinvio a dicembre, e poi un ulteriore rimando al 18 marzo 2009, quando con una decisione storica dieci giudici contro uno hanno votato per la conferma dell’omologazione in area continua del territorio indigeno e la conseguente espulsione degli invasori, ponendo però come vincolanti ben 19 condizioni.

I PRIMI COMMENTI
Immensa è stata la felicità dei 19.000 indigeni dell’area. Dionito Josè de Sousa, Coordinatore Generale del CIR (Consiglio Indigeno di Roraima), ha dichiarato: “Riconoscere la demarcazione in terra continua della Raposa Serra do Sol significa garantire la vita fisica e culturale dei popoli Macuxì, Wapichana, Ingarikò, Taurepang e Patamona, abitanti ancestrali del nord del Brasile… Ci auguriamo che le comunità possano ora vivere in pace e costruire un futuro di sviluppo sostenibile e in armonia con la natura”.
Afferma suor Leta Botta, Missionaria della Consolata a Roraima: “Gli avversari dicono che gli Indios hanno vinto per le pressioni giunte da fuori della nazione. Bravi, che siete stati con noi fino alla fine. Raccogliete gli sforzi di 35 anni! Come non emozionarci! È una vera vittoria. È una pagina nuova. Buona Pasqua! Oggi un popolo risorge!”. Un grande ringraziamento va quindi a quanti, in questi anni, hanno aderito alle campagne internazionali di solidarietà alla causa indigena con le raccolte di firme, le e-mail inviate al Governo brasiliano, le manifestazioni in parlamento, nei comuni e nelle regioni, la partecipazione economica alle iniziative per gli Indigeni.

Indigeni in festa

LE LIMITAZIONI
Ma la indubbia vittoria non permette purtroppo di abbassare la guardia. Preoccupano tantissimo le 19 limitazioni alla sovranità degli Indigeni sulle loro terre, condizioni che di fatto potrebbero ridurre a mera formalità l’omologazione dell’area indigena, svuotandola di reale concretezza. Afferma l’antropologa Silvia Zaccaria: “Da questi punti, si evince chiaramente che l'usufrutto delle terre e delle risorse da parte delle popolazioni indigene, benché riconosciuto, viene notevolmente ristretto, così come la libertà degli indigeni, ridotti in casa propria ad una posizione passiva, alla mercé della volontà dell'Unione che potrà amministrare, intervenire, costruire, occupare, sfruttare, d'accordo con i propri interessi, terre e risorse, senza la necessità di consultare le comunità o di concedere indennizzi… Tra le righe emerge anche un altro dato: la FUNAI, la già traballante Fondazione Nazionale per gli Indios, viene esautorata di molte delle sue tradizionali funzioni. Molte disposizioni vengono rinviate alla decisione del Congresso, e viene sovente chiamato in causa il Consiglio di Difesa Nazionale… Le comunità potranno appena manifestare il proprio parere senza poter incidere a livello decisionale”. E il Congresso è tradizionalmente pesantemente antindigeno.
Vincenzo Lauriola, ricercatore dell'INPA (Istituto Nazionale di Ricerca dell'Amazzonia a Manaus) teme che possa “trattarsi, ancora una volta, di una vittoria di Pirro. Innanzitutto, vietando di ampliare terre già delimitate e rendendo più difficile decretare nuove terre indigene. Poi, in nome di difesa e sviluppo, negando loro il diritto alla consulta previa su progetti “strategici” per il paese che distruggono il loro ambiente di vita. Poco importa se ciò viola la convenzione 169 dell'Organizzazione internazionale del lavoro: il sostegno militare-industriale è fondamentale per le opere del Pac, il Piano d'accelerazione della crescita, su cui la compagna Dilma Roussef, ministra capo del governo di Lula, si gioca la successione presidenziale del 2010. Il ministro della difesa Jobim ha già annunciato nuove caserme in terre indigene, mentre il ministro degli affari strategici Unger vuole “snellire” il rilascio di licenze ambientali per le grandi opere in Amazzonia… Il controllo della deforestazione può attendere”.Monumento
La gestione delle aree protette sarà affidato all'Istituto Chico Mendes. Continua Lauriola: “Il seringueiro Chico Mendes, assassinato 20 anni fa perché leader dei “popoli della foresta”, si starà rivoltando nella tomba, vedendo il suo nome associato a proposte così eco-repressive degli indios. Non potendo forzare oltre il testo costituzionale, i supremi giudici minacciano di stringere sempre più gli indios in una morsa etnocentrica, occidentale e neo-coloniale, fissando limiti dello spazio vitale “concesso” ma anche di ciò che rappresentano sviluppo e conservazione. Gli indios sarebbero colpevoli… di ostacolare il nostro predatorio modello di sviluppo”.

LA LOTTA CONTINUA
Gli Indigeni di Roraima ci chiedono quindi di non abbandonarli, ma di sostenere ancora la loro lotta per la sopravvivenza e la dignità. I leaders di 286 comunità dei popoli Makuxi, Ingaricò, Patamona, Taurepang, Saparà, Wapixana, Wai Wai e Yanomami qualche giorno prima della sentenza del Tribunale, dal 6 al 9 marzo, si erano riuniti nella martoriata comunità di Barro (Surumù), dove nel 2005 i bianchi incendiarono la missione con la scuola e il piccolo ospedale, per la Trentottesima Assemblea generale dei Popoli Indigeni di Roraima, che ha avuto proprio per tema: “La lotta continua. Uniti vinceremo”.
La Chiesa cattolica, soprattutto con i Missionari della Consolata, è da decenni a fianco delle rivendicazioni indigene. Quest’anno si celebra il quarantesimo anniversario dell’assassinio del piemontese padre Giovanni Calleri, ucciso dai bianchi per la sua indefessa opera di difesa dei Popoli Indigeni di Roraima, e di cui è iniziata, a Mondovì, la fase diocesana della causa di beatificazione. Fratel Carlo Zacquini, responsabile della pastorale indigenista della diocesi di Roraima, ci dice: “Le condizioni imposte dal tribunale sulle terre indigene hanno dell'assurdo: ci vorranno anni di lotta per cercare di abbattere alcune delle barriere “legali” sorte per soddisfare militari e latifondisti con interessi personali o ideologici contrari a quelli dei popoli indigeni. A noi resterà il compito di aiutare a chiarire le idee agli Indigeni ed ai non Indigeni, alla ricerca della fraternità e comprensione mutua. Vi invito a non desistere: i Popoli Indigeni, e noi che stiamo cercando di camminare al loro fianco, hanno bisogno di tutta la vostra simpatia e generosità. La Risurrezione avrà bisogno, in questi casi, di tempi ancora lunghi”.

A Torino da anni opera a fianco dei Popoli Indigeni e di Missionari della Consolata di Roraima il CO.RO. ONLUS (Comitato Roraima di solidarietà con i Popoli Indigeni del Brasile). Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito www.giemmegi.org

di Carlo Miglietta
da Nuovo Progetto di Maggio '09

 

 

 

 

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