Sassi nella corrente

Pubblicato il 10-08-2011

di Matteo Spicuglia

La generazione dei padri e quella dei figli secondo Erri De Luca.
Intervista di Matteo Spicuglia
 
Uno degli obiettivi dell’Appunta-mento Mondiale Giovani della Pace che il Sermig organizzerà a L’Aquila è far incontrare la generazione dei padri con quella dei figli. È possibile oggi?
Mi sembra che le generazioni non siano come delle vertebre attaccate ad una spina dorsale. Non sono saldate vicine. Sembra che somiglino di più a dei sassi che affiorano dentro un fiume, una corrente e alcuni capitano vicini. Ecco, la mia generazione si è sentita vicina a quella precedente, ha voluto proseguirne le tracce, ha voluto ribadirle, anzi, pretendere di essere più concreta di quella precedente proprio ricalcandone le impronte. Invece quelle successive alla mia mi sembrano molto lontane, bisogna attraversare la corrente per raggiungerle. Credo che far incontrare queste generazioni oggi sia come attraversare un guado. Difficile da fare! 
 
Come si avvicina questa distanza?
Io non sono padre, quindi non mi sono dovuto porre il problema. Però penso che delle mosse corali, collettive, degli appuntamenti della specie di quelli che state organizzando voi fanno avvenire questa congiunzione. Magari dura poco, magari dura quel momento, ma quel momento fonda.
 
Nel suo ultimo libro, scrive che ci sono stati anni nel ‘900, in cui la generazione dei figli ha smesso di imparare da quella degli adulti. è ancora così?
La mia generazione prese la lezione degli adulti e la volle ribadire. Per esempio noi ci siamo dichiarati comunisti, ma non l’avevamo inventata noi quella parola. L’aveva inventata la metà del secolo precedente a noi. Abbiamo voluto interpretare quella parola e metterla in pratica, portarla a compimento. Non è andata così. Quello che può succedere adesso è un’altra storia: riguarda una gioventù che ha a che fare con un mondo che va svelto verso un mucchio di rovine tremende. E allora cerca di stringere le fila per correggere questo andazzo.
 
Che cosa deve fare oggi la generazione degli adulti per venire incontro ai giovani?
Stare in ascolto. La gioventù ha bisogno di dire, di parlare, di gridare, anche di stare zitta. Anche il silenzio della gioventù è un silenzio eloquente che va ascoltato.
 
Ai giovani che verranno a L’Aquila sarà chiesto di impegnarsi per un mondo migliore perché il mondo si può cambiare. La loro risposta, se vorranno, sarà: io ci sto. Quale potrebbe essere il suo io ci sto?
Io sto alla finestra, sono di una generazione scaduta. Sto alla finestra a vedere quello che riuscite a combinare voi.
Matteo Spicuglia

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