Storia di una fuga

Pubblicato il 10-08-2011

di Redazione Sermig

 

...da quel momento i giorni mi sembrano un'eternità
e le ore a scuola un secolo...

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 Sono le dieci e cinque minuti di un giorno qualsiasi. Fuori splende il sole e il clima è stranamente caldo per questa stagione. Si fuori, ma qua, in classe, c'è un freddo gelido. La prof. sta consegnando le versioni di greco. Il mio vicino di banco, Davide, è agitato come tutti gli altri. Agnese Picco... tocca a me.

Lentamente mi alzo dalla mia sedia e mi avvicino alla cattedra. Mi sembra che il tempo si fermi ed ogni passo dura un'eternità, una lunga, angosciante eternità. Finalmente arrivo alla cattedra. Sbircio il foglio... ho preso un altro due. Il mondo mi crolla addosso. Torno al mio posto e comincio a lottare con tutte le mie forze contro le lacrime.

Sono talmente presa dai miei pensieri che
non mi accorgo neanche che anche Davide ha intrappreso il suo viaggio verso il patibolo. Quando torna ha la faccia molto triste. Capisco subito che anche lui sta lottando contro le lacrime. Passano alcuni minuti di silenzio... guardandiomi fissa negli occhi mi dice: "Agno, non c'è la faccio più.. voglio andarmene".
All'inizio non capisco, credo che stia solo scherzando.. anzi voglio crederlo, poi mi accorgo che invece è serio e convinto. "Non voglio più dare delusioni ai miei e a me stesso", continua: "Voglio scappare per essere libero e vivere alla giornata, voglio viaggiare e mettermi alla prova". Ho voglia di alzarmi e urlare. Urlargli in faccia che lo odio. Come può andarsene, abbandonarmi qui da sola a lottare per passare l'anno, con che coraggio mi abbandona alle sofferenze della vita? Non può farlo, non glielo permetterò! E poi dove andrà a dormire? Come farà per mangiare? Sto per fargli tutte queste domande, ma la prof. ci richiama, ora non possiamo parlare.
Finita la scuola torno a casa, ma non posso fare a meno di pensare e ripensare a quello che mi ha detto Davide.
Non riesco ad accettarlo, insomma non si può scappare così dalla vita! Il giorno dopo in pullman penso che devo assolutamente chiarire la faccenda prima che sia troppo tardi. Come al solito prima di entrare a scuola lo aspetto alla sua fermata, ma non arriva. Sono già le otto e venti. Non posso aspettare ancora. Vado in classe con un doloroso presentimento. Non voglio crederci. Non può averlo fatto così, senza neanche darmi il tempo di rendermene conto. E invece l'ha fatto. La conferma mi arriva alla sera quando ricevo una sua telefonata.
"Non potevo più aspettare, ma non ti preoccupare sono alla casa del mare". Ho mille domande da fargli, mille rimproveri da gettargli contro come una tempesta, ma dico solo: " Torna presto". Da quel momento i giorni mi sembrano un'eternità e le ore a scuola un secolo. Sono sola. Il mio migliore amico ha smesso di lottare contro le ingiustizie della vita e mi ha lasciata sola a tirare avanti. I miei compagni mi chiedono continuamente notizie di Davide. Prima non gli chiedevan neanche l'ora.
Ma come tutte le storie che si rispettino anche questa ha un lieto fine, anche in questa storia l'eroe torna vittorioso proprio quando si pensa sia morto. E così ha fatto Davide. Una mattina lo vedo lì in piedi alla fermata del pullman, come se niente fosse. Mi sembra di essermi risvegliata da un sogno, un brutto sogno.
 Ora Davide sta lentamente recuperando i voti a scuola, ha smesso di fuggire e guarda in faccia la realtà. I miei compagni non solo gli chiedono l'ora, ma anche molte altre cose. E io? Io ho di nuovo il mio migliore amico.

Agnese Picco







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