Punti di pace

Pubblicato il 14-09-2017

di Redazione Sermig

5° APPUNTAMENTO MONDIALE GIOVANI DELLA PACEPrimo pomeriggio, i dieci stand che rappresentano i punti di pace sono già in funzione. Oltre settanta gruppi, associazioni, movimenti li animano. Il brano musicale “Ricomincio da qui” segna l’inizio di questo momento caratterizzato dal ping pong tra palco e Punti di pace, tra Francesca Fialdini che chiama sul palco testimoni di storie di bene e Matteo Spicuglia che si muove tra gli stand. Tra questi, Niki Leonetti, i ragazzi del liceo Fermi di Padova, del liceo scientifico Pacinotti di La Spezia, del liceo classico Cairoli di Varese, del liceo linguistico di Treviglio, della scuola media di Predazzo, dell’Istituto Des Ambrois di Oulx, del liceo Duca d’Aosta di Padova, del liceo Mascheroni di Bergamo, dell’Istituto Falcone di Gallarate. Poi, ancora, tre istituti di Mirano: I.I.S. Levi- Ponti, I.I.S. 8 marzo-Lorenz e il liceo Majorana-Corner. Infine il gruppo Re. Te. del Sermig con Bolivie Wakam Toudi della Costa d’Avorio, i Drum Theatre, il Movimento Ragazzi Ambasciatori di Pace (Albania), l’Associazione Terremoto Ascoli – Laboratorio Speranza, alcuni ragazzi per il Sinodo dei Giovani di Padova.
(Realizzazione tecnologica in collaborazione con la Fondazione Vodafone)


A CUORE APERTO
A Padova l’Arsenale dell’Incontro si è presentato con una delegazione di quattro ragazzi che da molto tempo camminano con noi. Tutti loro erano già stati almeno ad un Mondiale dei Giovani della Pace e proprio per questo attendevano l’incontro con grande trepidazione. Ci siamo preparati approfondendo le motivazioni che ci hanno aiutato ad arrivare a Padova a cuore aperto. Inoltre, per la prima volta, siamo arrivati a Torino una settimana prima dell’incontro e questo ci ha permesso di essere maggiormente coinvolti sia nella veglia sia negli incontri di sabato. Tutto questo ci ha fatto sentire quanto il Mondiale fosse vicino. La veglia di venerdì ci ha emozionato e abbiamo portato la nostra testimonianza su come proviamo a vivere il dialogo nella nostra realtà. Poter partecipare al “Dialogo” in città del sabato mattina è stato molto bello perché non ci capitano molte occasioni di confronto come quelle proposte. Siamo arrivati a Prato della Valle già con tanti spunti ed emozioni e con il Mondiale abbiamo fatto il pieno!
5° APPUNTAMENTO MONDIALE GIOVANI DELLA PACECondividiamo quello che abbiamo imparato attraverso le parole dei ragazzi. «Le testimonianze mi hanno toccato perché ho capito come l’amore sia l’arma più forte che abbiamo e che è la strada per raggiungere la pace interiore ». «Il silenzio è stato la cosa più bella, ma anche la musica perché mi ha trasmesso molto». «Per me ogni Mondiale è un nuovo passo nella mia vita. Questo è stato talmente forte da darmi la spinta di cui avevo bisogno. Mi ha detto come posso essere una persona migliore, che perdona e che spera in un futuro migliore». «Il bene vincerà, ma devo cercarlo in me per poi vederlo negli altri. Devo fare qualcosa di buono ogni giorno, perché quando senti sempre cattive notizie è difficile capire il senso della bontà». Siamo ritornati in Giordania ancora più convinti che «noi giovani abbiamo delle grandissime potenzialità di bene, se ci prendiamo cura di noi stessi e seguiamo buoni maestri, e che davvero possiamo rendere il futuro migliore ed essere un esempio per tanti giovani che oggi sono persi». Grazie Padova!

Fraternità Arsenale dell’Incontro


UNA DI QUELLE STORIE SIAMO NOI
Era emozionante camminare per le strade di Padova, con una bandiera del Brasile al collo, insieme a ragazzi di tutta Italia e di altri Paesi del mondo. Cecilia racconta: «A San Paolo, ci siamo preparati per settimane. Il Mondiale non poteva essere solo un evento, ma un’opportunità unica per confrontare le nostre esperienze con quelle di tanti che stanno cercando di trasformare esperienze di dolore in speranza e insieme ricominciare».
È stato un lavoro grande mettere insieme i soldi dei biglietti aerei, organizzare il viaggio, le valigie, rassicurare i parenti dei più giovani tra noi... Ma adesso c’eravamo! Nelle ore precedenti il Mondiale, Pietro, Bianca, Paoletta ci hanno fatto da guida: «Questo è un quadro del Tiziano... A destra, quel dipinto è un Raffaello. Se alzate lo sguardo, proprio laggiù, quella è un’opera del Canova». Tutti con il naso rivolto all’insù e gli occhi ubriachi di bellezza.
Finalmente, arriva il pomeriggio tanto atteso! Ci affacciamo sulla grande piazza padovana di Prato della Valle, accolti da mille colori e migliaia di volti. Sul palco, le prime storie di chi è lì per testimoniare che è possibile costruire qualcosa di bello nella propria città. Così, anche noi ci sediamo in quella grande piazza. Chi conosce un po’ d’italiano, comincia a tradurre per gli altri. Quelle storie passano di voce in voce e, attraverso di noi, arrivano dall’altra parte dell’oceano, dritto al cuore. Karina confida: «Ascoltare quelle storie mi ha fatto pensare molto. Ho conosciuto vite molto diverse dalla mia e ho capito quanto noi giovani possiamo cambiare il posto in cui viviamo».
Poi ci chiamano sul palco: una di quelle storie siamo noi! Ci chiedono di raccontare un po’ di quello che viviamo a San Paolo. E così corriamo e ci ritroviamo insieme, davanti a migliaia di persone, noi dell’Arsenale della Speranza, noi della Mooca, noi del gruppo dell’A Praça, noi della Foresta che Cresce... noi, a scaldare il cuore di tutta quella gente. Davanti a quel mare di giovani che ci guardano proviamo a dire qualcosa del bene che cerchiamo di fare. Quei giovani ci guardano e ci ascoltano davvero!
Proprio in quel momento, penso di aver capito che il vero patrimonio siamo noi. Lo possiamo diventare per tanti, sì, proprio noi. Proprio come Tiziano, Raffaello, Canova. Sì, succede ogni volta che viviamo veramente, a Padova o... proprio qui, a San Paolo, adesso.

Marco Vitale


5° APPUNTAMENTO MONDIALE GIOVANI DELLA PACEBASTA L’AMORE
Siamo ripartiti da noi stessi, da quello che siamo e da quello che vorremmo essere. Dal mondo che desideriamo e da come ci impegneremo nel renderlo tale. Dalla voglia di stare bene con noi stessi e con gli altri senza creare barriere di nessun tipo. Sabato 13 maggio sarà un giorno difficilmente dimenticabile. A Padova eravamo più di 50mila giovani, tutti sotto i raggi di un sole cocente, un caldo che era in secondo piano, perché al primo c’eravamo noi.
Siamo scesi in piazza perché noi crediamo che questo mondo possa cambiare, perché vogliamo cercare di capire il motivo per cui i capi del mondo credono di più in un piccolo gruppo di persone capaci di distruggerlo che non in milioni di giovani in grado di cambiarlo e di Basta l’amore salvarlo. Siamo scesi in piazza perché noi abbiamo un sogno e vogliamo che questo sogno diventi realtà.
A Padova abbiamo incontrato diverse persone, conosciuto diverse storie che ci hanno segnato tanto, storie che ci hanno dimostrato che a volte non servono necessariamente due braccia e due gambe per essere felici e far felici le persone che ci stanno attorno, basta l’amore che fa da mani, piedi, faccia, capelli, l’amore che ci fa essere noi.
«A me andare a Padova è piaciuto perché ho visto tanti ragazzi più grandi di me che insieme lottavano e io da grande voglio essere come loro, voglio lottare anch’io per un mondo più bello», parole di mia cugina, una bimba di 10 anni che oramai ha questo desiderio dentro e che giorno per giorno mi dimostra di crederci e di volerlo, davvero.
Credo sia una cosa fantastica il fatto che anche i bambini vogliano vivere in un mondo diverso da questo, perché i bambini sono spontaneità e se per loro volere la pace è un desiderio che sentono di esprimere spontaneamente, allora è qualcosa che sentono dentro davvero. Forse è anche ora che le parole dei giovani vengano ascoltate, accolte, valorizzate. Forse è ora che si creda di più in questi ragazzi che sono stanchi di vivere in un mondo sepolto sotto l’odio, la fame, la morte.
Forse è ora che anche per mano dei giovani, questo mondo cambi. Davvero.

Fatima El Maliani


NELLE DIVERSITÀ LA RICCHEZZA DEL MONDO
A volte capita che il mondo possa entrarti in casa. Lo stiamo vedendo in questi ultimi anni con l’immigrazione. Accogliere non è facile, richiede impegno, sforzi a tutti i livelli, la politica è chiamata a fare la sua parte, ma anche ognuno di noi. In Veneto c’è la realtà particolare della famiglia di Treviso che ha deciso di aprire direttamente le porte di casa. Antonio Calò, insegnante di storia e filosofia, la moglie Nicoletta Ferrara e i loro 4 figli, vivono con 6 migranti africani che hanno accolto.
«Sapere, vedere, conoscere implica lasciarsi interrogare. La conoscenza è responsabilità. Il 18 aprile del 2015 c’è stata una grande tragedia nel Mediterraneo, un naufragio aveva causato la morte di quasi mille persone. Quel giorno – racconta papà Antonio – tornai a casa e dissi: non possiamo restare indifferenti di fronte a ciò. Dobbiamo fare qualcosa di nostro, qui dove siamo, esere testimoni diretti. Abbiamo aperto le porte di casa e iniziato ad accogliere alcuni profughi».
«La convivenza a casa nostra è una convivenza nella diversità. Abbiamo chiesto a loro di restare profondamente africani affinché il nostro incontro fosse vero incontro, perché è nella diversità la ricchezza del mondo».

Claudio Maria Picco


TUM TUM
Tum (pausa) tum-tum-tum, questo era il ritmo da tenere. Per 20/30 secondi ci riuscivamo benissimo e sembrava che per Padova girasse un tamburo solo. Quando invece i tamburi diventavano mille perché ognuno faceva tum quando si ricordava, qualcuno alzava le bacchette, come fa il maestro di musica, e si ricominciava: tum---tum-tumtum…
Abbiamo fatto la danza dei tamburi per mettere da un lato le nuvole e al centro del cielo il sole. Non che il sole sia più importante delle nuvole o della pioggia, ma perché ci sembrava più bello che il cielo fosse come un disegno di Teresa… pieno di Luce.
E la luce ha riempito la piazza già piena di gente, piena di giovani, piena di sogni, piena di cuori che volavano insieme alle bandiere.
Quella piazza l’aveva già vista, con i suoi occhiali speciali, il gigante di Pace che, sul palco, parlava per noi con le parole che noi non riusciamo a dire, nella Luce… come in un disegno di Teresa.

Onofrio Colella


5° APPUNTAMENTO MONDIALE GIOVANI DELLA PACE#CIRCOCRICKET
Il #circocricket sogna in grande e a volte in segreto. Anche quando la saggezza ci batte una pacca sulla spalla chiedendo di rallentare la marcia: salvo casi eccezionali, la fretta non è mai una buona consigliera. Abbiamo capito che i piccoli passi sono la nostra statura. E a Padova c’erano pure i passi dei ragazzi del cricket, passati per i Balcani. Quei piedi impolverati non hanno mai smesso di camminare e di giocare, divertendo e divertendosi. Il 13 maggio al Prato della Valle c’erano anche i piedi di Naeem che dall’età di 6 anni ha consumato le sue mani a fare mattoni da 3 kg in argilla e che una notte prese una strada impolverata per scappare via lontano. Quel volto di bambino strappato alla felicità ha visto uno squarcio di luce in una piazza piena di amore.
Sabato notte ricevo un WhatsApp da un amico: «Sono arrivato a casa e con mia moglie che aspettava il mio ritorno proprio ora su tg2 storie vi abbiamo visti intervistati all’Arena cricket ». Scherzi del cricket.

Alessandro Rossi


5° APPUNTAMENTO MONDIALE GIOVANI DELLA PACEMAX LAUDADIO: E IO COSA FACCIO?
Il Sermig per me è stato un cambio di vita radicale. Quando Ernesto Olivero mi ha detto: «Perché non vieni a Padova?», come potevo dire di no?
Il Sermig è una di quelle realtà che permette di credere ancora nei sogni. Quando sono entrato per la prima volta al Sermig mi sono reso conto che di utopia non si può non parlare, perché riuscire a realizzare il progetto di Ernesto Olivero e di tutti i ragazzi e le persone che costantemente sono all’interno di questa meraviglia che ha come unico fine la pace, la solidarietà, l’amore vuol dire che si può tutto nel mondo, si può fare veramente tutto. Cosa faccio io per cambiare il mondo? Questa è una domanda che noi, specialmente i ragazzi, dovremmo porci tutti i giorni, ma anche le forze politiche, le Istituzioni, davanti a tutti.
Porsi questa domanda non è facile perché quando ti guardi allo specchio e poi ti rendi conto che stai facendo poco, allora magari pensi che non sei una persona a modo. Invece no. Guardarsi allo specchio e poter dire: cosa faccio? Iniziare a fare obiettivamente qualcosa. Papa Francesco dice una cosa meravigliosa: fate di voi una vita ecologica. Non significa solo rispettatre l’ambiente ma avere una vita ecologica, rispettare tutto, non vedere un colore diverso dall’altro, rispettare la famiglia, i parenti, gli amici, avere un cuore aperto per l’accettazione e l’accoglienza. Il segreto della felicità è avere una vita ecologica, non è avere soldi, avere successo. Sono arrivato in televisione nel programma più importante, non mi è mai mancato niente. Arrivavo a casa e non ero felice. Poi ho incontrato il Sermig ed è cambiato tutto. E lì allora ho detto: aspetta, forse il buon Dio ci guarda e ci indirizza ed è altrettanto vero che il nostro cuore può accogliere tutti. Fatevi sempre questa domanda: cosa faccio io per cambiare il mondo, e non giudicate gli altri. Fate voi, basta poco e il mondo si cambia.

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