Avevamo un sogno

Pubblicato il 03-10-2013

di Matteo Spicuglia

“Da via Arsenale all’Arsenale di Borgo Dora, dalla scuola di guerra alla scuola di pace”. È una frase della lettera che Rosaria Ceragioli ha scritto ad Ernesto Olivero a commento della serata di sabato scorso nella quale si è ricordato – per i tanti che non avevano potuto partecipare il 2 agosto – l’inizio dell’avventura all’Arsenale della Pace che dura ormai da 30 anni.

Giorgio Ceragioli - marito di Rosaria, scomparso cinque anni fa - è stato l’amico della prima ora che ha accompagnato Ernesto e il Sermig nei primi, spesso difficili passi con i suoi consigli, la sua cultura, le sue competenze professionali, il suo impegno per la “mondialità” e i Paesi in via di sviluppo e l’interesse per la comunicazione che ha dato vita alla rivista Progetto (ora Nuovo Progetto).

La sua figura richiama quella di tantissime persone che in questi anni hanno consentito un flusso ininterrotto di solidarietà e di preghiera, l’unico vero patrimonio del Sermig.
Tutte idealmente presenti alla proiezione di “Avevamo un sogno”, film di Matteo Spicuglia che racconta la storia dell’Arsenale della Pace attraverso la testimonianza di alcuni dei protagonisti.
Una storia di giovani, di donne, di uomini convinti che il bene può cambiare il mondo.

L'"0rchestra Giovanile e coro dell'Arsenale della Pace di Torino" diretto dal maestro Mauro Tabasso ha animato con brani musicali e canti l'incontro. Moltissimi i partecipanti che hanno riempito tutti i locali disponibili. Immensa la commozione suscitata dalle immagini del film, scoppiata alla fine in un lungo, interminabile applauso. Quello che dite di fare è tutto vero, aveva confidato l’ex bandito Pietro Cavallero ad Ernesto Olivero dopo qualche tempo di permanenza da semilibero all’Arsenale. Il bene fatto bene continua a lasciare il segno nei cuori e nella vita di tutti noi.

 Il sogno di riconvertire un luogo di guerra aveva coinvolto da subito migliaia di giovani e adulti. Oggi l’Arsenale della Pace è una casa sempre aperta per chi vuole cambiare, per chi è in difficoltà, per chi cerca il senso della vita. In oltre 40mila metri quadrati, ospita accoglienze, un poliambulatorio medico, una scuola di musica e di restauro, un asilo e un oratorio multietnici, un’Università del Dialogo, un centro di solidarietà internazionale che ha promosso migliaia di progetti di sviluppo a favore di oltre 100 Paesi. Una casa di spiritualità e dialogo pensata soprattutto per i giovani, che qui si incontrano, dialogano, partecipano a settimane di formazione, si mettono a servizio dei più poveri.

Claudio Maria Picco



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foto: G. Morganti - A. Bruseghin  / NP

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