Materiali Naturali per i Paesi del Sud del Mondo

Pubblicato il 28-05-2013

di Redazione Sermig

Sperimentazione nei progetti del Politecnico di Torino insieme al Gruppo Re.Te-Sermig.

Emiliano Cruz Michelena, Valcárcel-Clara Giura

Di fronte alle sfide che emergono dalla ricerca di uno sviluppo sostenibile, il ruolo dell’architettura, della tecnologia, dell’innovazione, della sperimentazione e soprattutto quello dell’educazione diventano fondamentali. Ispirate alle esperienze avviate per diverse scuole di architettura “hands-on” come il TIBA di Jhon van Lenghen, il Gosht de Brian Mac Kay, o Rural Studio, tra altri, il Politecnico di Torino, attraverso una metodologia “learning by doing” propone agli studenti l’opportunità di arricchire il processo progettuale grazie all’acquisizione di conoscenze specifiche sui materiali e sui processi costruttivi attraverso metodi di autocostruzione.

Il learning by doing – imparare attraverso il fare, attraverso manipolare, agire, sperimentare sui materiali reali per realizzare oggetti fisici e, parallelamente, comprendere, studiare, elaborare l’esperienza maturata a livello teorico – è la strategia educativa di tipo esperienziale adottata nel Corso di Laurea Magistrale in Architettura Costruzione Città del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino, per consentire, attraverso i livelli formativi della laurea magistrale, lo svolgimento di unità di progettazione architettonica e tecnologica, corsi opzionali e workshop.

È stata proposta agli studenti una metodologia formativa integrata
che muove dalle conoscenze e competenze specifiche di due discipline caratterizzanti e tra loro complementari: la composizione architettonica e l’urbanistica la scienza e tecnologia dei materiali, mirata allo studio e alla conoscenza delle proprietà e della tecnologia dei materiali, conoscenza indispensabile per operare scelte razionali di progetto e congruenti applicazioni in fase esecutiva, con particolare riferimento alla costruzione in terra e ai processi di autocostruzione. In tal modo si è cercato di creare una circolarità tra fase produttiva e fase formativa, apprendimento pratico e apprendimento teorico, progettazione e autocostruzione, dove l’attività si è rivelata riscontro effettivo della formazione e la formazione riscontro dell’azione, attraverso un processo organico e unitario.

La sperimentazione tecnologica si basa sulla ricerca di una tecnologia appropriata per i PVS (Paesi in via di sviluppo): intesa come contenimenti delle risorse, partecipazione degli utenti e attenzione all’uomo ed ai fattori non monetari. Inoltre bisogna considerare che in un mondo sempre più povero, come ricorda Yona Friedman, le “bidonville” diventano il laboratorio del futuro, riconoscendo tra le loro virtù i valori di autocostruzione, la produzione di cibo e la raccolta dell’acqua.
Rifacendosi a questi concetti, (condivisi con i volontari Sermig, che collaborano sia a livello operativo sia a livello teorico in tutte la fase dei progetti), gli studenti producono prototipi in scala 1:1, attraverso l’uso di materiali naturali, riciclati ed eco-compatibili, reperibili nei Paesi di riferimento e facilmente ripetibili. Tra questi ci sono la sabbia, il bambù, i pallet riciclati e, in particolare, la terra cruda, che è stato materiale preferenziale per la sperimentazione del workshop. Questo materiale di tradizione millenaria oggi vive una fase di intensa innovazione tecnologica, in Africa come in Europa ed in America Latina; infatti esso si presta particolarmente allo studio di nuove applicazioni, grazie alla correlazione diretta dello specifico progetto al quadro prestazionale del materiale.

Continuando la ricerca del progetto Pro-Rom (Re.Te.–Sermig) che prevedeva la realizzazione di un prototipo abitativo sulla base del riutilizzo di un container, modificando l’involucro con l’uso dei materiali naturali, durante il workshop sono state sviluppate le seguente tecnologie:

1- Pannelli 120x120cm di blocchi di terra cruda speciali. Sperimentazione del potenziale impiego del blocco all’interno di pannelli prefabbricati, utilizzabili come moduli di facciate ventilate. È stato realizzato nella pressa standard un blocco sperimentale di spessore dimezzato (28x14x5cm). Il compito degli studenti è stato quello di sperimentare diverse opzioni di posa in opera dei blocchi all’interno del frame prefabbricato e, altresì, di sperimentare diversi mix design nella formula di preparazione del blocco con eventuale inserimento di materiali sottoforma di granulato o fibre che ne modifichino le prestazioni dal punto di vista meccanico, termico ed acustico.





2-
Pannelli torchis 120x240cm. Le case in torchis sono caratterizzate da una struttura portante in legno, rivestite solitamente di terra mescolata a paglia. Il torchis è una miscela molle e pastosa, fatta di argilla e materiali fibrosi vegetali. Nel progetto sono stati sviluppati due pannelli utilizzando come base la struttura dei pallet riciclati.








3-
Pannello formato da serra idroponica 120x240cm. L’obiettivo di questa sperimentazione è di impiegare la tecnica della coltura idroponica per la realizzazione, in autocostruzione, di una parete verde, mediante pannelli modulari. Per quanto riguarda la struttura portante si è trovato nell’elemento pallet un buon compromesso tra economicità/reperibilità, prefabbricazione e modularità standard. L’idroponia prevede la coltura di alcune specie vegetali fuori suolo, evitando eventuale contaminazione microbiologica del terreno, e utilizzando quantitativi assai ridotti di acqua.










4-
Pannello di balle di paglia 240x240cm e di spessore 45. L’obiettivo di questa sperimentazione è la realizzazione di un panello di balle di paglia all’interno un telaio di legno fatto con pallet riciclati. La finitura si è realizzata con diversi intonaci a base di terra.









5-
Panelli 120x120cm di bambù con una superficie di bambù intrecciati o intonacati con diverse miscele di terra cruda. Sull’utilizzo degli intonaci, oltre alla realizzazione di prototipi, sono state effettuate alcune prove di resistenza degli intonaci agli agenti atmosferici.











6-
Realizzazione di una stufa con panelli prefabbricati in adobe, e dopo intonacata con terra cruda.










L’attività di sperimentazione svolta dagli studenti
è stata documentata dagli stessi attraverso la redazione di una serie di manuali di autocostruzione dove sono stati descritti in maniera sintetica i materiali, gli attrezzi, le tecniche base e le tecniche “innovative”, ovvero le tecniche alternative sperimentate dagli studenti, con modalità esplicative semplificate. L’intento ultimo dei manuali non è solo di documentare in maniera chiara, sintetica e scientifica ma anche di restituire l’esperienza fatta per il trasferimento tecnologico in altri contesti.

Sezione Mondialità
Gruppo RE.TE.

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