I gemiti dell’umanità

Pubblicato il 31-08-2009

di Bartolomeo Sorge


Oggi l’umanità geme: è il gemito che invoca la comunione degli uomini tra di loro e con Dio. Impariamo a vivere uniti nella pluralità.
 

di p. Bartolomeo Sorge s.j.

 

In cosa consiste il gemito dell’umanità? I problemi ormai sono tutti planetari: garantire la pace, affrontare le emigrazioni, sconfiggere l’AIDS, fermare i trafficanti di droga, opporsi alla criminalità organizzata, salvare l’equilibrio dell’ecosistema, tutelare l’identità e i diritti delle minoranze sono tutti problemi nuovi che nessuno da solo può risolvere. O ci salviamo tutti insieme o periamo tutti insieme.

 

Come non vedere nel processo di globalizzazione una prefigurazione del mondo futuro? La globalizzazione non è soltanto un fatto economico e finanziario; è soprattutto un fenomeno sociale e culturale, che sta trasformando strutturalmente la vita umana, la famiglia umana. Il pericolo è che, abbandonata a se stessa, crei nuove forme di colonialismo economico e culturale; da qui la necessità di orientarla responsabilmente al servizio dell’uomo.

La globalizzazione però presenta opportunità straordinarie, può servire ad una maggiore comprensione tra i popoli, alla pace, allo sviluppo, alla promozione dei diritti umani. I beni della terra sono di tutti e un diverso mondo è possibile. Il Padre potrà ascoltare in silenzio il gemito di 5 miliardi di poveri disprezzati da 1 miliardo di egoisti?

Ma per fare unità nella pluralità, il mondo ha bisogno di una coscienza etica comune. Occorre che i cristiani, gli uomini di buona volontà riaffermino quei valori umani universali, scritti nel cuore dell’uomo, che soli possono fondare la civiltà dell’amore.

Il primo gemito dell’umanità che si globalizza è quindi quello della FAME DI GIUSTIZIA. Lo Spirito assume il gemito dell’umanità e suscita nel nostro cuore il bisogno di pace, di giustizia, di distribuzione equa dei beni che Dio ha destinato all’umanità intera.
Ma ci parla anche di un’altra fame: quella della Parola di Dio. Le parole umane non riusciranno mai a saziarci perché sono inadeguate di fronte agli interrogativi grandi che ci portiamo nel cuore. Allora ecco che ci vengono incontro le parole di Dio; non solo rivelano chi Lui è, ci parlano della vita divina, della sua giustizia, del suo amore: rispondono anche agli interrogativi fondamentali dell’uomo. La parola di Dio svela l’uomo all’uomo.

Come risponde la Chiesa al gemito dell’umanità? La Chiesa si trova di fronte ad una difficoltà nuova: la società globalizzata e secolarizzata di oggi ha di fatto assimilato e integrato nelle sue strutture civili non pochi valori di origine cristiana e religiosa, oggi presentati come valori laici. La dignità della persona umana, valore cristiano, oggi è un valore laico che trovate in tutte le Costituzioni. Così la solidarietà, cioè la fraternità evangelica. Cristo però è sparito. Le indagini sociologiche testimoniano il ritorno a una religiosità naturale, che non è ancora fede in Cristo, figlio di Dio.

Il secondo gemito dell’umanità in questa fase di globalizzazione è FAME DI CONOSCENZA, FAME DI VERITÀ. Perché vivo? Perché devo morire? Perché l’odio? Perché il tradimento? Perché la guerra? Perché le catastrofi? Tutti abbiamo questi interrogativi nel cuore e la ragione non arriva ad una risposta. Nel Vangelo c’è il principio della risposta e Dio ha bisogno della nostra voce.

Che fare per portare Cristo all’umanità? Chiusa la stagione delle rigide contrapposizioni ideologiche, la cultura cristiana e le altre culture devono incontrarsi serenamente, confrontarsi, alla ricerca di valori condivisi, di elementi comuni di verità, per proseguire tutti insieme verso la verità intera, aiutare il mondo a fare unità nella pluralità. Il Concilio Vaticano II dice che la Chiesa non ha tutta la verità: ha tutta la verità necessaria alla salvezza, ma non tutta la verità su tutti i problemi. Molti elementi di verità si trovano anche al di fuori della Chiesa.

Il credente è un uomo in dialogo, come il nostro Dio è un Dio in dialogo. Il suo dialogo è stata condivisione esistenziale: Dio ha parlato, si è fatto uno di noi, ha preso tutto su di sè, fino a provare tutte le sofferenze, fino alla morte in croce. Nel dialogo la difesa della propria identità e dei valori cristiani si ottiene attraverso una vigorosa ripresa spirituale dei cristiani stessi.

Dice Giovanni Paolo II in Novo millennio ineunte: “È necessario che noi siamo autentici uomini di fede, perché il dialogo non può essere fondato sull’indifferenza religiosa. Non dobbiamo avere paura che possa costituire offesa all’altrui identità ciò che è invece annuncio gioioso di un dono che è per tutti e va proposto con il più grande rispetto della libertà di ciascuno. È il dono della rivelazione del Dio amore, che noi abbiamo il dovere di annunciare. Lo Spirito non contraddice il bisogno di verità dell’umanità, lo assume e ci dice che la conoscenza razionale della verità va perfezionata nell’incontro con la fede, che è una conoscenza superiore”. Quale deve essere la nostra risposta?

Il terzo gemito dell’umanità è FAME DI PACE, DI AMORE, DI SOLIDARIETÀ. C’è bisogno della fantasia dell’amore che si dispieghi non tanto nell’efficacia dei soccorsi, ma nella capacità di farsi vicini, solidali con chi soffre, cosicché il gesto di aiuto non sia un obolo umiliante, ma una fraterna condivisione. Il cristiano vero non può non amare il fratello, è alternativo alla cultura individualista, tendenzialmente egoista, nel pensiero dominante.

Come facciamo in un mondo ateo, materialistico, a rendere visibile Dio che non si vede? Con l’amore. È un linguaggio che tutti capiscono, non occorre avere il vocabolario per capire un gesto d’amore. È la carità che si fa servizio all’uomo, alla cultura, nella politica, nell’economia, nella famiglia, perché vengano rispettati i principi fondamentali da cui dipende il destino dell’essere umano, il futuro della civiltà.

Il nostro Dio non ci dice solo di andare, ma ci dice: Io sono con voi. Di cosa dobbiamo avere paura? Della violazione aperta di Dio, che dilaga attraverso i mass-media? Della mentalità del pensiero unico, che vuole fare l’anticristo? La paura vuol dire che abbiamo perso la fede; la paura non va d’accordo con la fede. Lo Spirito assume questo gemito dell’umanità che si globalizza e ci dice che l’amore solidale e fraterno non è solo filantropia ma si perfeziona nell’agape, nell’amore gratuito di Dio che viene comunicato e ci trasfigura. L’incontro tra Dio e l’umanità affamata diventa motivo di elevazione e di salvezza.

da un intervento di p. Bartolomeo Sorge s.j. al Sermig
Nota: Bartolomeo Sorge è Gesuita,
direttore delle riviste “Popoli” e “Aggiornamenti Sociali”. (Testo non rivisto dall’autore)

da Nuovo Progetto marzo 2005

 

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