Intelligenza e profezia

Pubblicato il 31-08-2009

di Bartolomeo Sorge


La politica ammalata si può guarire con l’impegno. Per i cattolici un impegno sul piano dell’intelligenza critica e dell’azione profetica.

di Bartolomeo Sorge

 

sturzo.jpg C’è chi pensa che la politica sia un’arte che si apprende senza preparazione, si esercita senza competenza, si attua con furberia”. Queste parole non le ha dette un leader dell’antipolitica, ma don Luigi Sturzo (foto) cinquant’anni fa (Il Popolo, 16 dicembre 1956). Oggi, il fossato tra società civile e istituzioni democratiche, tra i cittadini e quella che ormai è indicata con il nome spregevole di casta si è allargato smisuratamente. La politica è ammalata. Dunque, per prepararsi a fare politica, la prima cosa da fare è pensare di guarirla. Come? La politica non s’impara sui banchi. O meglio: lo studio ci vuole, ma non basta. A nuotare s’impara nuotando. A fare politica s’impara impegnandosi. Per i cattolici ciò significa prepararsi contemporaneamente su due piani: su quello dell’intelligenza critica e su quello dell’azione profetica.

 

INTELLIGENZA CRITICA

Bisogna chiedersi anzitutto perché la politica è ammalata. La ragione di fondo è che essa ha perduto la sua tensione ideale, ha smarrito il suo fondamento etico. Ora, il fine della politica è il bene comune, cioè la politica è l’arte di unire tutti nel rispetto delle diversità. Ma, come riuscirvi se prima non si colma il deficit etico delle nostre democrazie? Per restituire un’anima alla politica, occorre ripartire dalle fondamenta.

Una delle grandi ambizioni della democrazia moderna era che si sarebbe alimentata autonomamente e spontaneamente da se stessa. Questa aspirazione - commenta Norberto Bobbio (foto a destra) - non si è realizzata: la storia ha dimostrato che la democrazia non è in grado di autoalimentarsi, non è autosufficiente. Jurgen Habermas va oltre e afferma che il sistema democratico non può conservare le proprie risorse morali senza l’aiuto della coscienza religiosa. In altre parole, lo Stato democratico, da un lato deve evitare di trasformare la sua laicità in una sorta di religione (laicismo), dall’altro senza divenire Stato etico o confessionale, non può fare a meno del contributo che la coscienza religiosa dà alla formazione e al consolidamento del tessuto della società. norbertobobbio.jpg

La storia recente conferma il contributo rilevante che la religione dà alla difesa della democrazia: basti pensare alla parte da essa avuta nell’abbattimento del Muro di Berlino, nella sconfitta delle dittature in America Latina o nella lotta alla mafia.

Solo Stati autenticamente laici - commenta Pietro Scoppola (docente all’università La Sapienza di Roma - n.d.r.) - in cui la laicità non sia una religione alternativa di Stato ma uno spazio di libera espressione garantita a tutte le confessioni religiose, potranno favorire la convivenza e al tempo stesso l’apporto delle religioni all’arricchimento del tessuto etico della società. Si delinea un suggestivo intreccio: la laicità dello Stato garantisce la libera espressione e convivenza delle religioni, ma le libere espressioni della esperienza religiosa garantiscono il necessario apporto etico alla democrazia e la stessa laicità” (La religione di noi moderni, in La Repubblica, 17 giugno 2005). Dunque, la realizzazione di una buona politica dipende pure dalla maturità con cui i cristiani si pongono nei confronti della democrazia, rispettosi della sua laicità.

benedetto.jpg Oggi è possibile realizzare questo incontro tra cristiani e laici, senza tuttavia nascondersi le difficoltà di un dialogo spesso strumentale e i rischi del relativismo etico. Infatti, democrazia laica e cristianesimo hanno in comune fondamentali esigenze etiche, a cominciare dai valori di libertà, uguaglianza e universalità dei diritti umani, di dignità della persona. A tal punto, da poter affermare che questi valori, nati con l’illuminismo, sono in realtà di origine cristiana. Anzi - puntualizza Benedetto XVI - l’illuminismo (e quindi lo spirito della democrazia) ha contribuito a rimettere in luce la razionalità originaria della religione del logos, e ha contribuito a liberare il cristianesimo da condizionamenti storici e politici che avevano finito col trasformarlo in religione di Stato (cfr. L’Europa nella crisi delle culture, in Il Regno-Documenti 9, 2005, 218).

AZIONE PROFETICA

Tuttavia, mentre si fa chiarezza sul piano dell’intelligenza critica, bisogna esercitarsi nel confronto tra fede e ragione sul piano storico per sanare la frattura tra etica e politica, che oggi si è allargata smisuratamente. Il dialogo è lo strumento privilegiato dell’incontro tra la ragione e la fede, tra credenti e non credenti; non solo a livello teorico, ma a livello operativo e politico. L’arte del dialogo è tanto più necessaria oggi, quando problemi gravissimi - come quelli cosiddetti eticamente sensibili, insieme a quelli della pace, della salvaguardia del creato, della convivenza multietnica e multiculturale - esigono l’incontro e la collaborazione di tutti gli uomini di buona volontà, quale che sia la loro razza, la loro cultura, la loro religione. La strada del dialogo è l’unica per andare oltre le contrapposizioni, per fare unità nella diversità, mantenendo ciascuno le proprie radici e la propria storia, ma superandosi in una visione superiore del bene comune. Il dialogo, però, è un’arte. È indispensabile, quindi, che imparino a esercitarla quanti si preparano a fare politica in un sistema democratico.

In conclusione, c’è bisogno di cittadini che siano cristiani adulti e maturi, che realizzino nella propria vita la sintesi tra spiritualità e professionalità, capaci cioè di tradurre in carità politica la luce e la forza che vengono dalla fede. In questa sintesi sta il segreto della formazione dei fedeli laici all’impegno politico. Benedetto XVI riassume così: “Missione dei fedeli laici è di configurare rettamente la vita sociale, rispettandone la legittima autonomia e cooperando con gli altri cittadini secondo le rispettive competenze e sotto la propria responsabilità. […] la carità deve animare l’intera esistenza dei fedeli laici e quindi anche la loro attività politica, vissuta come carità sociale” (Deus caritas est, n. 29).


Per primo in Italia, padre Bartolomeo Sorge, gesuita, ha pensato e realizzato un Istituto di Formazione Politica, a Palermo. Più di una generazione di politici onesti ha imparato da lui a fare della profezia della fede la coscienza critica dell’azione.
Oggi dirige il mensile “Aggiornamenti Sociali” (aggiornamentisociali.it).
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